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11° CATECHESI

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La presenza di Dio nelle nostre anime

​

Le virtù della “trascendenza” (II)

 

Lezione 11

 

Introduzione.

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Oggi faremo un passo in avanti nella nostra Consacrazione. Lo faremo in maniera positiva. San Luigi Maria vuole che ci liberiamo dallo spirito del mondo perché “contrario allo Spirito di Cristo”.

 

Lo Spirito di Cristo non è altro che lo Spirito Santo. Ecco perché dedicheremo le due prossime catechesi ad approfondire questo vivere dello Spirito a cui spesso ci esorta il Nuovo Testamento:

 

Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito (Gal 5,25), dal momento che quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito (Gv 3,6).

 

2. La Presenza di Dio

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Vivere dello Spirito significa anzitutto riconoscere la presenza di Dio nell’anima.

Tale presenza è ciò che si chiama “Inabitazione Trinitaria”. Il nome è di per sé indicativo: è la Santissima Trinità veramente presente nella mia anima per la grazia. Tra i molti testi che vedremo è importante anticipare questo:

 

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).

 

Questa dimora, questa abitazione di Dio in noi, è ciò che ha fatto chiamare inabitazione trinitaria la presenza di Dio, dopo il dono dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste.

 

La consapevolezza di questa inabitazione deve avere il primo posto nella vita interiore.

 

«Una spiritualità che lasci in un secondo piano il mistero della inabitazione della Santissima Trinità nell’uomo è una spiritualità falsa, o al meno decentrata, perché non viene circoscritta a ciò che è essenziale nel Vangelo. E sempre che la Presenza divina nei cristiani è ignorata o dimenticata, la spiritualità crolla inevitabilmente in moralismi antropocentrici e in volontarismi pelagiani di uno od altro stile».

P. José Maria Iraburu, Sintesis de espiritualidad catolica

 

 

Un testo del Vangelo che conferma che la consapevolezza della presenza divina sostiene ogni altra cosa della vita cristiana e senza di essa tutto crolla.

 

Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: «(…) verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata".

Lc 19,41-44

 

Bisogna dedicare tempo alla considerazione di questa inabitazione perché, come diceva san Giovanni della Croce, “è il massimo a cui si può aspirare in questa vita”. Scopo di questa catechesi è:

  • Consapevolezza della presenza di Dio in noi

  • Imparare a pregare fondati in questa presenza reale di Dio in noi

  • Vivere la spiritualità dell’inabitazione trinitaria

 

 

I Parte: La presenza di Dio in quanto Creatore

 

Consideriamo anzitutto questa presenza, pur non essendo quella in cui ci soffermiamo in questa lezione.

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Dio si trova presente in tutte le cose, ed è in esse per potenza in quanto tutte si sottomettono alla sua potestà; per presenza in quanto tutte le cose sono aperte e patenti ai suoi occhi; per essenza perché in ognuna di esse si trova come causa dell’essere».

(Leone XIII, Divinum illud munus:  S. Th. I,8,3)

 

Ma noi vogliamo capire la presenza di Dio, non solo in quanto Creatore, ma fondamentalmente in quanto amico

 

Primi avvicinamenti di Dio.

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La storia della presenza di Dio tra gli uomini inizia in Abramo. Un Dio, ancora sconosciuto, le si manifesta molte volte in straordinarie teofanie e locuzioni. Un Dio distante e vicino, terribile e favorevole, un Dio che affascina per la sua grandezza e bontà: Io sono Dio onnipotente:  cammina nella mia presenza e sii integro (Gen 17,1). In questo camminare nella sua presenza inizia l’alleanza di Dio con gli uomini.

 

Nei tempi di Mosè la presenza di Dio diventa più intensa ed è più stabilmente espressa con alcuni segni sacri.

 

  • Mosè ha un rapporto confidente con Dio che le dice anche il suo Nome.

  • Mosè può vederlo… anche se “di spalle”

  • il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con il suo amico (Es 33,11).

  • Nonostante ciò Dio sempre misterioso e nascosto per il popolo. Esso non può avvinarsi a Lui né rappresentarlo. (Cfr. Es 19,21; 20,4).

 

Il popolo ha bisogno di un Dio più “palpabile”. Erano abituati all’idolatria, e questo “nuovo” Dio, anche se è il Vero Unico Dio, è per loro “troppo” spirituale. Il popolo chiede un Dio che cammini davanti ad esso (Es 32,1). Dio condiscende con il popolo: Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro (Es 25,8), Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio (Es 29.45). 

 

Siccome è un popolo nomade, Dio concede dei segni mobili della sua presenza in mezzo a loro:

 

  • La nuvola. Misteriosa e vicina. Visibile ma inaccessibile. (Es 13,21)

  • La Tenda, una tenda portatile. Deve essere alzata fuori l’accampamento (25,8-9).

  • L’Arca. Cofanetto in cui sono conservate le tavole della legge date a Mosè. Su di essa è il propiziatorio, il luogo più sacro della presenza divina. Verrà intronizzata nel tempio da Salomone.

 

Non c’è assolutamente qui idolatria perché Israele non adora una nuvola, né una Tenda… ma Dio tramite di esse. Le riconosce in quanto segni della presenza divina. I profeti hanno sempre insegnato a distinguere tra il Santo e le sacralità che lo significano.

 

Sempre in mezzo al popolo, Dio conserva nonostante una infinita trascendenza (1 Re 8,27). Nessuno può avvicinarsi a Dio. Chi vedeva Dio doveva morire. Dio parla soltanto con il suo eletto, Mosè. Lui doveva trasmettere al popolo i divini disegni. E nonostante ciò, il popolo sente una particolare vicinanza di questo Dio Altissimo: Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? (Dt 4,7).

 

E’ fondamentale notare in tutto questo la felicità che produce nel popolo la presenza di Dio. E come il popolo vedendo le opere di Dio deve ammettere che Dio è presente in mezzo a loro.

Dopo attraversare il mar rosso, la manna, le vittorie in guerra, ecc… a quelli che dubitavano li si chiedeva ironicamente: Il Signore è in mezzo a noi sì o no? (Es 17,7).

 

Il Tempio

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Il luogo della presenza di Dio, sempre nell’AT, comincia a diventare più stabile e fisso, come stabile e fisso cominciava a diventare il popolo stesso. Tutti i segni ai tempi di Mosè, la nuvola, la tenda, l’arca, ecc… trovano i loro compimento nella costruzione del Tempio di Gerusalemme. Gerusalemme significa appunto: “Dio è qui”. Il monte di Sion è “invidia” degli altri monti, perché in esso abita. Perché invidiate, o monti dalle alte cime, il monte che Dio ha scelto a sua dimora? Il Signore lo abiterà per sempre.(Salmo 68,17). Riconoscete a Dio la sua potenza, la sua maestà su Israele, la sua potenza sopra le nubi. Terribile sei, Dio, dal tuo santuario; il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo, sia benedetto Dio (Sal 68,35-36).

 

 E’ notevole la devozione che avevano gli israeliti più pii verso il Tempio di Gerusalemme. Sono commoventi le descrizioni dei pellegrinaggi al Tempio: Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore” (Cfr Ps 121).

 

Anche i profeti ebrei amano il Tempio, ma allo stesso tempo insegnano però che Dio abita anche nei cuori di quelli che le sono fedeli (Ez 11,16), Il giusto cammina nella presenza del Signore (Sal 114,9), vive nella sua casa (22,6), all’ombra dell’Onnipotente (90,1). Il Signore è vicino a quanti lo invocanoa quanti lo cercano con cuore sincero (Sal 144, 18-20). La presenza del Signore nella vita personale del giusto fa a questo non temere nulla: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla… Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me… Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni (Sal 22).

 

Ma è ancora fondamentale avere presente che gli stessi profeti insegnavano già che un nuovo Tempio, universale, sarà costruito da Dio per tutti i popoli. Questo Tempio è Gesù Cristo.

 

 

L’inabitazione trinitaria

 

Nel NT la presenza di Dio nell’anima (l’inabitazione trinitaria) si rivela come la consumazione di tutta l’opera di Gesù

 

Gv 14,23 Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

1Gv 3,24 Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato. 

 

Questa presenza di Dio nell’anima la trasforma facendola somigliare di più a Lui stesso.

«Tramite la presenza di grazia Dio stabilisce con la persona una profonda amicizia deificante» (P. Iraburu).

Se amiamo Dio, ci divinizziamo, perché chi si unisce al Signore, diventa un solo spirito con Lui” (Cfr. 1Cor 6,17). (S. Tommaso d’Aquino)

 

Una presenza più profonda di Dio dopo l’opera di Gesù era stata già profetizzata

Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi (Ez 36,26-27).

 

Gesù annuncia questa inabitazione della Trinità nell’anima in grazia con queste parole:

Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna".(Gv 4,14)

 

Ancora più chiaramente

Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce [gridò]: "Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. (Gv 7,37-39).

 

La glorificazione di Gesù sarà la sua morte e risurrezione. In Gesù si trova la pienezza della divinità. E’ Lui il vero Tempio. Ma un Tempio chiuso finché non operi la Redenzione. E’ significativa la descrizione della morte di Gesù da parte di Giovanni. Dice:

Chinando il capo, consegnò il suo Spirito (Gv 19,30).

 

La lancia avrebbe segnato questa “consegna” del suo Spirito:

Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità (Zac 12,10; 13,1).

 

Da Gesù abbiamo ricevuto il suo Spirito in noi. E dove agisce una delle Divine Persone, agiscono anche le altre:

 

In Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. E voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo (Col 2,9)

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. (Gv 1,14.16)

 

II Parte.- Spiegazione della inabitazione trinitaria

 

L’inabitazione trinitaria è una presenza reale, fisica, delle Tre divine Persone, che si da nei giusti, e unicamente in essi, cioè nelle persone che si trovano in grazia, in amicizia con Dio. Non si dà nel peccatore. Le tre Persone divine abitano nell’uomo come in un tempio. Non parliamo di presenza di doni, parliamo di presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Leone XIII: «Dio, attraverso la grazia, si trova nell’anima del giusto in un modo più intimo e ineffabile, come nel suo tempio; da qui si segue quell’amore vicendevole per il quale l’anima è intimamente presente a Dio, e si trova nel massimo che può succeder tra gli amici più amati, e gode di Lui con la più grande dolcezza»

Pio XII: «Avvertano che qui si tratta di un mistero nascosto, il quale, mentre siamo in questo esilio terreno, in nessun modo potrà essere compreso con piena chiarezza né esprimersi con lingua umana. Si dice che le Divine Persone abitano in quanto che, essendo presenti in una maniera misteriosa nelle anime create dotate di ragione, entrano in relazione con esse per la conoscenza e l’amore, benché in modo completamente intimo e singolare, assolutamente soprannaturale»

 

Nell’anno 107 scriveva Sant’Ignazio di Antiochia: “Operiamo sempre vivendo coscientemente la Sua inabitazione in noi, essendo noi il suo tempio, essendo Egli il nostro Dio dentro di noi; come realmente è e ci si manifesterà, se lo amiamo come è dovuto”.

 

Santa Teresa: «Il Signore mi mostrò come si trovava l’anima che è in grazia, nella cui compagnia ho visto la Santissima Trinità per visione intellettuale, dalla cui unione proveniva all’anima un potere che elevava tutta la terra».

San Giovanni della Croce: «L’inabitazione trinitaria è il massimo a cui si può aspirare in questa vita». «Il Verbo Figlio di Dio, insieme con il Padre e lo Spirito Santo, essenzialmente si trova nascosto nella parte più intima dell’anima».

 

III Parte.- Spiritualità dell’inabitazione trinitaria

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«Tutta la vita cristiana dev’essere vissuta come un’amicizia intima dell’uomo con le Tre Divine Persone» P. Iraburu.

  • Dio vuole che siamo pienamente consapevoli di questa inabitazione in noi.

  • Consapevolezza della dignità cristiana

  • Nella misura di questa consapevolezza nasce l’orrore al peccato. «Il peccatore, dice Sant’Alfonso, uccide Dio in quanto è in suo potere il farlo (nella propria anima)».

  • Porta alla continua preghiera, a vivere nella presenza di Dio, e a rispettare il prossimo, vero Tempio della Trinità.

  • Non può rattristarsi chi vive coscientemente questa presenza. Né sentirsi da solo.

 

Conclusione

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La consapevolezza dell’inabitazione trinitaria ci porta in modo particolare ad un aumento della vita interiore.

 

San Giovanni della Croce:

«Ancora tu dici ‘Se Colui che ama la mia anima è in me, come mai non lo trovo e non lo sento?’. La causa è perché Lui è nascosto e tu non vuoi anche nasconderti per trovarlo e sentirlo; perché chi vuole trovare qualcosa nascosta deve entrare in tale modo a ciò che è nascosto da rimanere nascosto con essa» (Cantico 39,7).

«O anime create per queste grandezze e ad esse chiamate! Cosa fate, in che cosa vi intrattenete? Le vostre pretese sono bassezza e i vostri possessi miserie. O misera cecità degli occhi della vostra anima, perché per tanta luce siete ciechi e per così grandi voci siete sordi, non vedendo che, in tanto cercate delle grandezze e glorie, rimanete miseri e bassi, di tanti beni ignari e indegni!» (Cantico 39,7)

 

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Metodo di preghiera fondato nell’inabitazione trinitaria:

l’Orazione di raccoglimento di Santa Teresa

 

Consiglio di Santa Teresa

  • Il Signore voglia insegnare questo tipo di orazione a quelle tra voi che non lo conoscono. Da parte mia, vi confesso che non ho mai saputo che cosa fosse pregare con soddisfazione, finché il Signore non me lo ha insegnato; ho sempre trovato tanti vantaggi in quest’abitudine di raccoglimento interiore, che , per tal motivo, mi sono così dilungata in proposito.

 

In cosa consiste l’orazione di raccoglimento

Si fonda nella certezza della inabitazione trinitaria e consiste nel contemplare Dio, vera e realmente presente nella propria anima.

Santa Teresa:

  • “Si chiama orazione di raccoglimento, perché l’anima «raccoglie» tutte le potenze (immaginazione, intelligenza, volontà, memoria…) e si ritira in se stessa con il su Dio”.

  • “Considerate, quello che dice sant’Agostino, che lo cercava in molti luoghi e lo trovò finalmente in se stesso. Pensate che importi poco per un’anima proiettata al di fuori, comprendere questa verità e sapere che non ha bisogno per parlare con il suo eterno Padre e godere della sua compagnia, di salire al cielo, né ha bisogno di alzare la voce? Per quanto possa farlo sommessamente, Egli le è così vicino che l’udrà. E non ha bisogno di ali per andare a cercarlo, ma solo di ritirarsi in solitudine e sentirlo dentro di se”.

 

  • P. Eugenio di Gesù Bambino: “L’orazione di raccoglimento ci fa cercare Dio nel centro della nostra anima. Dove potremmo trovarlo più intimamente per instaurare il nostro rapporto soprannaturale con lui, se non in queste profondità di noi stessi ove egli comunica la sua vita divina facendo di ciascuno di noi un suo figlio?

 

Perché cercare Dio nel centro dell’anima?

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P. Eugenio di Gesù Bambino

  • Questo Dio presente e operante in me è veramente mio Padre, poiché mi genera continuamente con l’effusione della sua vita; io posso abbracciarlo con affetto filiale in queste regioni in cui egli si dona. Il mio Signore e mio Dio veramente risiede in me e, quando la mia anima sarà liberata dalla prigione del corpo, essa lo scoprirà penetrandola, circondandola in quelle regioni intime in cui ora lo cerca con la fede. Il cielo vive totalmente in me. Facendomi vivere in compagnia della SS.ma Trinità che vi abita, l’orazione di raccoglimento è molto più che una preparazione alla vita celeste, ne è l’esercizio reale sotto il velo della fede”.

 

  • Santa Teresa: Sembra che l’anima, nella consapevolezza che le cose del mondo sono un gioco, si alzi nel momento migliore e se ne vada come chi, per non dover temere gli attacchi del nemico, si rifugia in una fortezza. E’ un ritirarsi dei sensi dalle cose esteriori, un disprezzarle a tal punto che gli occhi si chiudono spontaneamente per non vederle, mentre lo sguardo dell’anima si intensifica sempre più. Ecco perché chi va per questo cammino tiene quasi sempre gli occhi chiusi, ed è un’abitudine degna di ammirazione per molte ragioni.

 

  • Raccolta, infatti, in se stessa, (l’anima) può meditare sulla Passione, rappresentarsi il Figlio di Dio ed offrirlo al Padre, senza stancare la mente alla ricerca di lui sul Calvario o nell’Orto degli Ulivi, o flagellato alla colonna.

  •  Trattate, invece con lui come con un padre, con un fratello, con un maestro, con uno sposo, a volte in un modo, a volte in un altro, perché Egli vi insegnerà che cosa dobbiate fare per contentarlo.

 

Senza un impegno troppo violento. Che sia un ritrovamento “facile”. Cercare il Signore secondo il proprio stato d’animo

  • (P. Eugenio di Gesù Bambino) “Se l’energia adoperata fosse violenta, potrebbe diventare nociva perché il raccoglimento non può essere realizzato a forza di braccia ma con dolcezza. La Santa stessa considera una fortuna l’aver trovato un metodo di raccoglimento”.

  • “Le riflessioni dell’intelletto o meditazioni discorsive possono favorire l’orazione di raccoglimento, a condizione però che non ci si impegni troppo tempo e che i ragionamenti cedano prontamente il posto al contatto intimo cui devono servire”.

 

  • Santa Teresa: Mostrarsi triste, se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche quando non lo si è affatto…. Ebbene, questo sinceramente, senza alcuna finzione, fa il Signore con noi: si fa vostro servo e vuole che voi siate le padrone, uniformandosi ai vostri desideri. Se vi sentite disposte alla gioia, contemplatelo risuscitato. Il solo immaginare come uscì vittorioso dal sepolcro vi riempirà di allegrezza. In effetti, che splendore, che bellezza, quale maestà, quale trionfo e quale giubilo!... Se siete afflitte o tristi, pensate a quando si reca per l’orazione nell’Orto degli Ulivi: che profonda afflizione doveva avere nel cuore se, pur essendo il Servo sofferente, manifesta la sua sofferenza e se ne lamenta!

 

Continuare durante la giornata

Santa Teresa:

  • “Pur svolgendo le nostre occupazioni, dobbiamo ritirarci in noi stesse; anche se duri un solo momento il ricordo di quella compagnia che abbiamo dentro di noi, è sempre di gran profitto”.

  • “Chi vorrà pervenire a questo stato – poiché, ripeto, ciò dipende da noi – non si stanchi di cercare di abituarsi a diventare a poco a poco padrone di sé; lungi dal perdersi senza alcun costrutto, l’anima si guadagna davvero per se stessa con l’asservire i propri sensi al raccoglimento interiore. Se deve parlare, cerchi di ricordarsi che c’è con chi parlare dentro di sé; se ascoltare, si ricordi di porgere l’orecchio a chi le parla più da vicino. Infine consideri che, se vuole, può non separarsi mai da una così buona compagnia e rimpianga il tempo in cui ha lasciato solo suo Padre, pur avendo tanto bisogno di lui”.

  • Non separare il raccoglimento dal resto della giornata. “Appena si è soli, si deve cercare la compagnia di Gesù ed intrattenersi con lui”.

 

Bisogna ricercare durante la giornata la presenza di Dio. Sforzarsi di “svelare” Gesù lì dove Lui si trova nascosto: Tabernacolo, l’anima stessa e nel prossimo.

 

  • (P. Eugenio di Gesù Bambino)“Santa Teresa con forza sostiene che il Signore non le si rivela subito, ma con una frequenza sufficiente a tenerla in un raccoglimento abituale, e che questa orazione di raccoglimento, di cui parla, dipende dalla nostra volontà”.

  • (P. Eugenio di Gesù Bambino) “Lo sforzo dev'essere intenso. Tendere al raccoglimento è un’ascesi dura. A che pro dissimularlo, anche se si può esserne spaventati? Santa Teresa parla di «fatica che costa l’inizio, poiché il corpo reclama i suoi diritti, senza capire che da sé si procura la sua rovina nel non darsi per vinto ». Nel Castello interiore parla di «battaglia da affrontare prima di tornare a raccogliersi».

 

  • Questo sguardo stabilisce un contatto adeguato. Tuttavia, abbastanza spesso lascerà in una dolorosa impotenza”… [quando non dia frutto]. Santa Teresa consiglia alcuni sussidi:

    • Preghiera vocale

    • Lettura spirituale

    • Usare delle immagini per tenere viva la persona di Gesù

      • Ciò che, in questo, potrà esservi di aiuto è avere un’immagine o un ritratto di questo Signore, che vi piaccia; non per recarlo sul seno e non guardarlo mai, ma per parlare spesso con lui, il quale vi suggerirà quello che gli dovrete dire.

    • L’esperienza insegnerà altre risorse per raccogliere le facoltà.

 

  • “A chi userà perseveranza, santa Teresa promette un successo abbastanza rapido (nell’unione con Dio)”

  • “Se questa tecnica così semplice si unisce all’amore, la presenza divina ben presto diventa familiare. … Essa riempie l’atmosfera e la vita e, quasi senza sforzo e senza rumore, diventa costante e pacificamente luminosa”.

  • S. Teresa: “Poiché non s’impara nulla senza un po’ di fatica, per amor di Dio, sorelle, considerate per bene impiegati tutti gli sforzi che in ciò spenderete; io so che se voi ci mettete tutto l’impegno, in un anno, o forse in sei mesi, ne verrete a capo, con l’aiuto di Dio. Considerate quanto sia breve questo lasso di tempo per trarne così gran guadagno, come è quello di porre una ben salda base mediante la quale il Signore, volendolo, potrà innalzarvi a grandi cose”.

  • “E se non lo otteniamo in un anno, impieghiamocene pure molti! Non rimpiangiamo un tempo così ben speso: chi ci corre dietro? Ripeto che potete acquistarne l’abitudine e adoperarvi a stare in compagnia di questo vero Maestro”.

 

Effetti della orazione di raccoglimento

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  • Pacificazione delle facoltà. Si raccolgono meravigliosamente in un solo oggetto: Cristo.

  • Questo modo di pregare… raccoglie lo spirito assai più rapidamente d’ogni altro e apporta molti vantaggi.

  • Abituale presenza di Gesù in noi stessi:

  • Se vi abituerete a tenervelo vicino, se egli vedrà che lo fate con amore e che vi adoperate a contentarlo, non potrete, come suol dirsi, togliervelo d’attorno.

  • Promette grandi progressi nella vita spirituale

  • [Seguendo questo modo], le anime faranno molta strada in poco tempo. E’ come chi, andando per nave, con un po’ di buon vento, giunge al termine del viaggio in pochi giorni, mentre quelli che vanno per terra impiegano molto di più.

  • Protegge dalle occasioni più pericolose

  • Visto che tali anime vanno per mare con il vento in poppa…, seguendo questa strada si è più al sicuro da un gran numero di occasioni pericolose, e il fuoco dell’amore divino si accende più facilmente; stando, infatti proprio vicino al fuoco, basta un minimo soffio dell’intelletto perché tutto, alla minima scintilla, s’incendi. Non essendoci alcun impedimento esteriore e trovandosi l’anima sola con il suo Dio, c’è una straordinaria disposizione a prender fuoco.

  • Dio non può negarsi a chi lo cerca in questo modo così intenso

  • Lì (nell’orazione attiva di raccoglimento), il suo Maestro divino viene e riesce più presto che in qualunque altro modo a istruirla e a concederle l’orazione di quiete… Le persone che sapranno rinchiudersi in questo piccolo cielo della lor anima, dove abita Colui che l’ha creata e che pure creò la terra, e sapranno abituarsi a non volgere lo sguardo né a soffermarsi su ciò che può distrarre i loro sensi esteriori, seguono, credano pure, un cammino sicuro: non mancheranno di giungere a bere l’acqua della fonte.

 

Conclusione:

“Conserviamo tali affermazioni: L’orazione di raccoglimento offre un contatto vivo con Dio; è una via garantita verso le intimità profonde e saporose di cui porta già in sé il pegno sicuro. Il principiante non potrebbe ascoltare promessa più consolante né incoraggiamento più prezioso”.

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