10° CATECHESI
La presenza di Dio nell’anima (I):
La grazia, le virtù e i doni dello Spirito Santo
Le virtù della trascendenza (I)
Le realtà soprannaturali
Uno dei drammi più grande per un cristiano è quando il soprannaturale perde il suo peso nella propria vita. Lo si considera a modo di un “ideale astratto”… ma come se non fosse “reale”.
Le realtà soprannaturali, anche se non le conosciamo in modo sensibili, sono reali, anzi, sono ciò che c’è di più reale nella nostra vita. La visione che Dio stesso ha della mia realtà, è più reale di ciò che io posso con i miei limiti vedere. Così i misteri della Redenzione, la vita divina in noi, l’odio di Satana verso Cristo e ogni persona, la nostra relazione con la Chiesa trionfante e purgante, il trionfo finale di Cristo nella Seconda Venuta… L’eternità, ecc, tutte queste sono realtà che devono muovere tutta la nostra vita e le scelte che noi facciamo tutti i giorni.
L’uomo si ordina a diversi beni (naturale, sensibile, spirituale, soprannaturale). Tende ad essi per cercare la sua perfezione. Ma all’unico tra questi beni verso il quale si ordina in modo totale, è a Dio. A cercarlo e una volta trovato goderlo.
Tutte le altre cose egli si ordina mediatamente. Questo ordinamento diretto a Dio esige che il mondo soprannaturale sia il mondo più reale.
Viviamo in un mondo permeato di naturalismo. Anche la stessa religione: La natura è buona… l’uomo è buono, tutto è buono… Non è così. Ha bisogno della grazia. Una famiglia, un Matrimonio, ha bisogno anzitutto della grazia di Dio. Detto in altre parole, siamo chiamati a vivere le “virtù della trascendenza”.
[DS 22] Il confessare la divinità di Gesù Cristo deve muoverci, inoltre, alla pratica delle virtù della trascendenza: fede, speranza e carità e, da queste, all’urgenza della preghiera e della contemplazione incessante e alla coscienza della necessità delle purificazioni attive e passive del senso e dello spirito.
Andiamo a “conoscere” un po’ la realtà di questa vita soprannaturale nella quale Dio si rende presente nell’anima.
1. Vita naturale dell’uomo
L’uomo è un essere misterioso che si compone di anima e di corpo, di materia e di spirito intimamente associati per formare una sola natura e una sola persona. Si è detto di lui, a ragione, che costituisce un piccolo mondo, un microcosmo, sintesi mirabile di tutta la creazione.
Ogni creatura ha qualcosa dell’uomo: infatti la pietra ha in comune con l’uomo l’essere, il vivere con gli alberi, sentire con gli animali, intendere come gli angeli (San Gregorio).
2. La vita soprannaturale
Non c’è nella natura dell’uomo nessun elemento che richieda o esiga, in modo prossimo o remoto, l’ordine soprannaturale. E’ l’elevazione alla vita Divina. Tale elevazione è una concessione puramente gratuita da parte di Dio, che supera e trascende infinitamente le esigenze della natura.
C’è tuttavia un rapporto intimo tra l’ordine naturale e l’ordine soprannaturale. Perché la grazia non viene a distruggere la natura né a collocarsi ai margini di essa, ma a perfezionarla e ad elevarla. L’ordine soprannaturale costituisce per l’uomo una vera vita, con un modo analogo a quello della vita naturale.
3. La grazia santificante
4. Le virtù e i doni
5. Le grazie attuali
6. La inabitazione trinitaria (ovvero la Presenza di Dio nell’anima)
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Natura della grazia santificante (cfr. Royo Marin, teologia della perfezione cristiana)
La grazia può essere definita come una qualità soprannaturale, inerente alla nostra anima, che ci conferisce una partecipazione fisica e formale – benché analoga e accidentale – della natura di Dio in quanto propria di Dio.
La definizione può diventare difficile da comprendere. Vediamo se possiamo spiegarla meglio:
Qualità: Qualcosa che appunto ci qualifica… così come l’umiltà qualifica la persona rendendola umile, così la grazia santificante è una qualità, (o abito): una qualità permanente e stabile in noi e non di una semplice disposizione esterna. Ci qualifica interiormente come figli di Dio ed eredi del Paradiso.
Soprannaturale. La grazia non è una qualità qualsiasi. In quanto soprannaturale, supera incommensurabilmente le cose naturali, poiché trascende e sorpassa tutta la natura e ci introduce nella sfera del divino e dell’increato. S. Tommaso ha potuto scrivere che il più piccolo grado di partecipazione alla grazia santificante, considerata in un solo individuo, è superiore al bene naturale di tutto l’universo.
Inerente alla nostra anima. I protestanti negano questo punto parlando di una giustificazione estrinseca per i meriti di Cristo. Non veniamo giustificati proprio noi ma Cristo, dall’esterno, ci redime. S. Tommaso d’Aquino invece, basandosi sul principio teologico “Amor Dei est infundens et creans bonitatem in rebus” (L’amore di Dio infonde e crea la bontà nelle cose”), ne dà una profonda dimostrazione. L’amore si compiace di quello che gli assomiglia, perciò con la grazia, a motivo della quale Dio ci ama con un amore di amico, ci eleva in certo modo al suo piano, ci deifica mediante una formale partecipazione della sua natura divina.
Partecipazione fisica e formale… della natura stessa di Dio. La partecipazione è l’assimilazione e la riproduzione imperfetta in un essere inferiore di qualche perfezione esistente in un essere superiore.
Per esempio: il papà che porta in macchina il figlio facendolo guidare la macchina mentre lui lo sostiene e lo fa sedere tra le sue gambe, ecc… così, lo rende partecipe di un’azione superiore, ma imperfetta e più per virtù del papà che del bambino stesso. Così è con la vita divina, con la differenza che è una partecipazione inerente. Succede, cioè, nell’interno della persona.
Che la grazia ci rende partecipi della natura divina è una verità chiaramente insegnata nella Sacra Scrittura. 2Pt 1,4: Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.
Lo conferma la liturgia della Chiesa che canta nel prefazio dell’Ascensione del Signore: “Fu elevato in cielo, per renderci partecipi della sua divinità”.
E San Leone Magno: “Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna”.
La grazia santificante mi rende partecipe della natura divina?
Come intendere questo punto?
Le creature assomigliano a Dio secondo una certa analogia, in quanto Dio è l’essere per essenza e le creature sono esseri per partecipazione.
Le anime in grazia, unite a Dio per mezzo di un amore di amicizia, lo imitano in una forma ancora più perfetta che gli irragionevoli e gli esseri ragionevoli.
Dalla grazia sgorga un’inclinazione che tende a Dio come è in se stesso. Ora, ogni inclinazione si fonda e si radica nella natura e ne manifesta la condizione: un animale tende verso il suo bene di natura e perciò cerca i beni sensibili… ma un’inclinazione che tenda a percepire il divino come è in se stesso non può fondarsi in una natura di ordine inferiore ma solo in una natura divina. E tale partecipazione deve essere fisica e formale, dal momento che quell’inclinazione sgorga da essa in modo fisico e formale.
Partecipazione analoga. La natura divina ci viene comunicata ma non univocamente. Non si diventa “dei” in maniera uguale a come si attribuisce la Divinità alle Tre Persone della Santissima Trinità. Il ferro diventa incandescente e conserva la propria natura assumendo solamente la proprietà del fuoco; lo specchio illuminato dal sole non ne acquista la natura, ma ne riflette lo splendore. Parimenti, dice S. Leone: “La dignità originale della nostra razza sta nel fatto che la forma della divina bontà brilla in noi come in uno specchio risplendente”.
Natura divina… “in quanto propria di Dio” ... Cosa significa?
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La grazia è il principio connaturale delle operazioni che raggiungono Dio sotto l’aspetto specifico di divinità; quindi la grazia, principio di queste operazioni, deve partecipare della natura divina in quanto divina, cioè sotto l’aspetto specifico di deità.
Ogni conoscenza e ogni amore soprannaturale ha per oggetto Dio in quanto tale. La fede, la carità, la visione beatifica attingono direttamente Dio come è in se stesso, sia attraverso l’oscurità della fede, sia nella chiara visione del Paradiso.
La seconda scaturisce come naturale conseguenza dal fatto che la grazia è il principio radicale delle virtù teologali.
2. Se non fosse così la partecipazione soprannaturale dell’essenza divina non si distinguerebbe dalla partecipazione puramente naturale. Infatti anche quella naturale è una partecipazione (parteci-pare… “prendere parte”) formale della natura di Dio, in quanto l’uomo che intende, ama, ecc. è semplicemente una natura intellettuale come Dio. Quindi il divino, formalmente in quanto tale, deve essere la nota differenziale tra la partecipazione naturale e la partecipazione soprannaturale.
Per avere una conoscenza più perfetta di questa ineffabile dignità è necessario esaminare gli effetti mirabili che la grazia produce nell’anima dei giusti. Ma prima vediamo il soggetto di essa.
Soggetto della grazia. E’ l’essenza dell’anima e non una delle sue potenze. La grazia non risiede nell’intelligenza o nella volontà ma nell’anima intera. Alcuni, per attribuirla alla volontà, non la distinguevano dalla virtù teologale della carità.
Effetti della grazia santificante
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Ci rende veri figli adottivi di Dio
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Ci rende veri eredi di Dio
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Ci rende fratelli e coeredi di Cristo
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Ci conferisce la vita soprannaturale
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Ci rende giusti e graditi a Dio
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Ci dona la capacità di meritare soprannaturalmente
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Ci unisce intimamente a Dio
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Ci trasforma in templi vivi della SS. Trinità
Le potenze soprannaturali
Spieghiamo un po’ questo titolo: Così come nella vita naturale l’anima non tende direttamente alle attività proprie di essa se non attraverso le sue due potenze (l’intelligenza e la volontà), la grazia santificante, che costituisce l’essenza dell’organismo soprannaturale, non dice direttamente attività, non è un elemento dinamico, ma statico; non ci viene data in ordine all’agire, ma all’essere. Per agire ha bisogno delle potenze soprannaturali, che sono infuse da Dio nell’anima insieme con la grazia, dalla quale sono inseparabili, come l’intelletto e volontà lo sono dell’anima umana.
Questo elemento dinamico della nostra vita soprannaturale è tanto importante nella Teologia della perfezione, che merita un ampio esame.
a) Le virtù “infuse”
L’esistenza e la necessità delle virtù infuse nasce dalla natura della grazia santificante. Semente di Dio, la grazia è un germe che, per sua natura, postula una crescita e uno sviluppo fino a raggiungere la perfezione. La grazia non è ordinata direttamente all’operazione, richiede pertanto alcuni principi immediati di operazione, derivanti dalla sua essenza e da essa inseparabili. Altrimenti, l’elevazione soprannaturale dell’uomo rimarrebbe nascosta, e non avrebbe delle operazioni proprie. Come di solito ha la vita naturale, così anche quella soprannaturale deve avere alcune operazioni proprie.
b) Natura delle virtù infuse
Sono abiti operativi da Dio infusi nelle potenze dell’anima per disporle ad operare secondo il dettame della ragione illuminata dalla fede.
Ogni abito è ciò che permette realizzare in modo facile, pronto e dilettevole le azioni proprie.
Sono infuse da Dio nelle potenze dell’anima. Hanno il compito di soprannaturalizzare le potenze, elevandole all’ordine della grazia e rendendole capaci di produrre atti soprannaturali.
c) Le virtù teologali:
Le virtù teologali sono tre: la fede, speranza e carità.
Rm 5,5 La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
1Cor 13,13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
Le virtù teologali sono principi operativi mediante i quali ordiniamo noi stessi in modo diretto e immediato a Dio come fine ultimo soprannaturale. Hanno Dio per oggetto materiale e uno degli attributi divini per oggetto formale.
Il numero ternario è necessario perché si possa realizzare in modo perfetto quella immediata unione con Dio richiesta dalla natura di tali virtù. La fede ce lo dà a conoscere e ci unisce a Lui come Prima Verità; la speranza ce lo fa desiderare come il nostro Sommo Bene; la carità ci unisce a Lui con amore di amicizia, in quanto infinitamente amabile in se stesso.
Anche se crescono insieme sono diverse tra di loro.
Esistono anche le virtù morali infuse.
Non hanno come oggetto diretto Dio, ma sì il bene onesto; ordinano rettamente gli atti umani al fine ultimo soprannaturale, e in questo si distinguono dalle corrispondenti virtù acquisite. Le virtù morali sono tante, quante sono le specie di oggetti onesti che si possono presentare alle potenze appetitive come mezzi convenienti al fine soprannaturale. Fin dalla più remota antichità è invalsa l’abitudine di ridurre tutte le virtù morali alle quattro principali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
I doni dello Spirito Santo
“Dono” in generale è tutto ciò che una persona dà ad un’altra per propria liberalità e con benevolenza. Diciamo “per propria liberalità” volendo significare che il dono esclude, da parte del donante, ogni carattere di debito, sia di stretta giustizia che di gratitudine. Aggiungiamo “con benevolenza” per esprimere l’intenzione del datore di beneficare chi riceve gratuitamente il suo dono.
Il primo gran dono di Dio è lo Spirito Santo che è l’amore stesso con cui Dio si ama e ci ama. “Altissimi donum Dei”. Lo Spirito Santo è il primo dono di Dio anche in quanto si trova in noi per missione o invio.
Da questo dono procedono tutti gli altri doni di Dio. Tutto quanto Dio dà alle creature tanto nell’ordine soprannaturale quanto nell’ordine naturale, è opera assolutamente gratuita del suo libero e infinito amore. In senso largo, quindi, tutto quanto abbiamo ricevuto da Dio è “dono dello Spirito Santo” (per esempio le grazie attuali, le contrizione dei peccati, ecc).
Ma ni senso proprio si dicono doni dello Spirito Santo tutti quei doni che includono il primo gran dono di Dio (lo stesso Spirito Santo) e suppongono o causano nell’anima, l’amicizia e la grazia di Dio. Essi sono.
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La grazia santificante
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La carità
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La fede e la speranza informate dalla carità
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Le virtù morali infuse
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I sette doni dello Spirito Santo.
L’esistenza dei sette doni dello Spirito Santo può essere conosciuta soltanto attraverso la rivelazione, giacché si tratta di realtà soprannaturali che trascendono nel modo più assoluto l’ambito della ragione naturale.
Is 11,2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. [3] Si compiacerà del timore del Signore.
Questo testo si riferisce al Messia ma unanimi i Santi Padri e la Chiesa ne estendono l’applicazione ai fedeli di Cristo in virtù del principio universale dell’economia della grazia enunciato da S. Paolo quando afferma: Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli (Rm 8,29).
I doni dello Spirito Santo sono sette. Sono propriamente degli abiti e non mozioni o inclinazioni passeggere. Non sono lo stesso delle virtù infuse.
Sintesi della dottrina di S. Tommaso sui doni dello Spirito Santo.
I doni dello Spirito Santo sono sette, sono abiti soprannaturali, realmente distinti dalle virtù, con i quali l’uomo si dispone convenientemente a seguire in modo pronto, diretto e immediato e superiori alle semplici possibilità umane, l’ispirazione dello Spirito Santo e in ordine ad un oggetto o fine che le virtù non possono per sé sole raggiungere, motivo per cui sono necessari per la salvezza. Sono più perfetti delle virtù intellettuali e morali, ma non tanto quanto le teologali, dalle quali derivano e dalle quali sono regolati. Sono connessi tra di loro e con la carità in modo tale che colui il quale vive nella carità li possiede tutti e chi non ha la carità non ne possiede alcuno; perdureranno in paradiso in grado perfettissimo. I doni della sapienza e dell’intelletto sono i più perfetti; I doni producono certi atti squisiti, chiamati frutti dello Spirito Santo e certe opere, più perfette ancora, che corrispondono alle beatitudini evangeliche.
Con i doni rimane completato l’organismo della vita soprannaturale: La grazia santificante rappresenta il principio e la base; le virtù infuse le potenze; e i doni dello Spirito Santo, gli strumenti di perfezione nella mano del Supremo Artefice. Resta però da vedere la grazia attuale quale principio attivo che pone in movimento questo organismo e penetrare poi nel Sancta sanctorum, cioè nel più profondo della nostra anima, per cadere in ginocchio davanti all’augusta presenza della SS. Trinità nell’anima, principio e coronamento di tutta la vita soprannaturale.
Tale coronamento sarà contemplato nella prossima lezione.
Le grazie attuali
Spesso accade che alcuni ricevono il Sacramento della Cresima, ma non si vede in essi l’azione dei doni dello Spirito Santo. La risposta è che la persona, oltre a ricevere questi abiti, dovrà ricevere anche le grazie attuali che portino all’azione tale abito. Ma la persona potrà rifiutare o accettare tali grazie.
Le grazie attuali sono dei doni che “dispongono o muovono alla maniera di una qualità transitoria a operare o ricevere qualche cosa in ordine alla vita eterna”. Si ordinano agli abiti infusi e servono a disporre l’anima a riceverli quando ancora ne fosse sprovvista o a metterli in atto quando già li possedesse.
La differenza che le grazie abituali (grazia santificante, virtù in fuse e doni dello Spirito Santo) è che queste si limitano a disporre all’azione. Le attuali, al contrario, producono l’azione.
Gli abiti hanno bisogno di attuarsi. Un abito da solo non può passare all’azione se non per un agente. La persona, con le forze naturali, non è in grado di realizzarlo. Soltanto Dio, che produsse questi abiti, può metterli in esercizio. L’azione di Dio è necessaria sugli abiti stessi. Questa azione di Dio sono le grazie attuali che portano all’azione concreta in base a quello in cui gli abiti spingono.
Ogni atto di virtù infusa e ogni attuazione dei doni dello Spirito Santo suppone di conseguenza, una previa grazia attuale che ha posto in moto questa virtù o dono. E la grazia attuale non è altro che l’influsso divino il quale ha mosso questo abito all’operazione.
Divisione della grazia attuale.
Grazia operante e grazia cooperante. La prima è la grazia nella quale il movimento si attribuisce a Dio solo: la nostra anima è mossa, ma non muove. La grazia cooperante si ha quando la nostra anima è mossa e muove a sua volta. Così parlano S. Tommaso e S. Agostino.
Grazia eccitante e grazia adiuvante. La prima ci spinge all’opera quando siamo inattivi, la seconda ci aiuta a realizzarla.
Grazia preveniente, concomitante, susseguente. La prima precede l’atto dell’uomo movendo o disponendo la volontà a volere. La seconda accompagna l’atto dell’uomo concorrendo con lui ad uno stesso effetto. La terza si dice in relazione a un effetto anteriore prodotto da un’altra grazia.
Grazia interna e grazia esterna. La prima aiuta intrinsecamente la potenza e concorre formalmente alla produzione dell’atto. La seconda influisce soltanto esteriormente, movendo la potenza per mezzo degli oggetti che la circondano (p. es.: con gli esempi di Cristo o dei santi).
Grazia sufficiente e grazia efficace. La sufficiente ci sollecita ad operare; l’efficace produce infallibilmente l’atto. Senza la priam non possiamo operare, con la seconda operiamo in modo libero, ma infallibile. La prima ci lascia senza scusa davanti a Dio, la seconda è un effetto della sua infinita misericordia.
Come si vede, tutti questi gruppi possono ridursi con facilità a quello delle grazie operanti e cooperanti.
Funzioni. Le grazie attuali hanno un triplice compito: disporre l’anima a ricevere gli abiti infusi, attuarli e impedirne la perdita.
In primo luogo dispongono l’anima a ricevere gli abiti infusi, quando ne fosse priva o perché non li ha mai posseduti o perché li ha persi colpevolmente. La grazia attuale porta con sé, in questo caso, il pentimento delle proprie colpe, il timore del castigo, la fiducia nella divina misericordia, ecc.
In secondo luogo servono per attuarli quando si posseggono già in unione con la grazia abituale o senza di essa. Questa attuazione, supposta l’unione con la grazia abituale, porta al perfezionamento degli abiti infusi e, di conseguenza, alla crescita e allo sviluppo di tutta la vita soprannaturale.
Infine la terza funzione della grazia attuale è quella di impedire la perdita degli abiti infusi per mezzo del peccato mortale. Rafforza la volontà contro le tentazioni, manifesta i pericoli, ammortisce le passioni, ispira buoni pensieri, ecc.
La grazia attuale è di un valore inestimabile. A rigore, essa conferisce efficacia alla grazia abituale, alle virtù e ai doni e pone in movimento l’organismo della nostra vita divina.