12° CATECHESI
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La cultura della vita e la cultura della morte
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Tempi decisivi
Mentre si discutte in questo stesso momento il ddl ZAN, con quanto esso significa, ci si diceva nell’anno 1995 che “per grazia di Dio, e non per i nostri meriti, ci troviamo in pieno occhio della tempesta” (la parte calma di un ciclone prima di scoppiare). Questa predica continua: “Siamo al centro del dramma dell’umanità addolorata di questi ultimi tempi. Si è svolto una sorte di braccio di ferro planetario, senza sosta né misura”.
Questo “braccio di ferro” non è fisico. Ma spirituale, ideologico. Sono due a contendersi e noi siamo testimoni di questo: “la lotta della trascendenza contro l’immanenza. Dell’essere contro il nulla. Della visione cristiana che germoglia dall’Incarnazione del Verbo, contro il dramma dell’umanesimo ateo. Dei Santi Padri e Dottori della Chiesa contro i moderni sofisti. Della Madonna contro Satana”.
La cultura della vita fa sfoggio della sua violenza, del suo odio ogni volta con più determinazione, senza risparmiare malizia. Il mondo si scandalizza se un papà o una mamma danno un colpo alla mano dei figli per correggerli..… Ma rimane impassibile quando l’attivista abortista di Planet Parenthood ha detto di vendere organi dei bambini abortiti mentre pranzava in un ristorante.
E’ anche significativo l’atteggiamento del ginecologo torinese Silvio Viale, noto alle cronache locali per le sue battaglie laiciste e lontane da ogni valore, abortista e sostenitore lgbt, dell’eutanasia e della legalizzazione delle droghe, si è più volte definito “un frustrato” e sembrerebbe davvero difficile dargli torto. Dalla proposta di istituire i “Giochi olimpici gay” alla distribuzione di pillole abortive davanti le scuole, le sue più note affermazioni riguardano proprio le interruzioni di gravidanza da lui praticate: “Io i bambini li frullo, sì li frullo e non ho paura a dirlo”…..e nessuno ha detto niente! Nessuno si scandalizza di cose del genere!
In Italia si parla della “prima generazione incredula”. Per la prima volta nella storia di questo paese tanto benedetto, c’è una intera generazione che non crede, o se crede, non vive con coerenza la fede.
Pensiamo alla confusione che c’è all’interno della Chiesa. Se la guerra è di Maria contro Satana… come può sopportarsi quello che successe in Spagna, dove una suora disse: “Maria non era vergine… ma io sì”.
Non facciamo altro che confermare quanto sia pericoloso lo spirito del mondo, e quanto vengano confermate a noi le parole di San Giovanni nella prima lettera: Tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno” (1 Gv 5,19)
San Giovanni Paolo Magno riassumeva profeticamente il tempo attuale come il tempo “caratterizzato dalla negazione dell’Incarnazione”.
“Viviamo in un'epoca caratterizzata a suo modo dalla negazione dell'Incarnazione… La nostra è un'epoca che nega l'Incarnazione in una miriade di modi e le conseguenze di questa negazione sono chiare e inquietanti.
In primo luogo, il rapporto dell'individuo con Dio viene considerato esclusivamente personale e privato, cosicché Dio viene rimosso dai processi che governano l'attività politica, economica e sociale. Ciò porta a una notevole diminuzione del senso delle possibilità umane, perché solo Cristo ne rivela pienamente le sue magnifiche possibilità e svela anche pienamente l'uomo all'uomo. Quando si esclude o si nega Cristo, la nostra visione del fine umano si riduce e la speranza e la gioia lasciano il posto alla disperazione e alla depressione. Subentra inoltre una sfiducia profonda della ragione e della capacità umana di cogliere la verità. Infatti si mette in dubbio il concetto stesso di verità. Impoverendosi reciprocamente, la fede e la ragione si separano, degenerando rispettivamente nel fideismo e nel razionalismo (cfr Fides et ratio, n. 48). Non si apprezza e non si ama la vita e si fa strada una certa cultura della morte con i suoi amari frutti di aborto ed eutanasia. Non si apprezzano e non si amano correttamente il corpo e la sessualità umani e ne deriva un'attività sessuale degradante che si esprime con la confusione morale, con l'infedeltà e con la violenza della pornografia. Non si ama e non si apprezza neanche il creato stesso ed ecco lo spettro dell'egoismo distruttivo nell'abuso e nello sfruttamento dell'ambiente.
Oggi non esiste il male “isolato”… ma esiste a livello pubblico, a livello “culturale”… Ecco perché il sintomo più chiaro dello spirito del mondo come contrario allo Spirito di Cristo è la cosidetta “cultura della morte”.
Per questo tema seguiamo lo scritto trovato nel libro “Totus Tuus” dei nostri amici del movimento “Lazos de Amor Mariano” ai quali siamo legati da vincoli di forte amicizia e che ringraziamo per la loro disponibilità. Che sia di tanto frutto per tutti noi sapere le realtà che stiamo vivendo:
“Sono Milioni e milioni le persone che ogni anno festeggiano il loro compleanno e, siccome si festeggiano solo le realtà buone e positive, bisogna concludere che la nascita è un bene, che la vita è un bene, e che è il bene più alto nell’ordine naturale. Solo in circostanze avverse ci sarà chi consideri una disgrazia l’essere nato, ma in condizioni normali la vita è considerata da tutti come un bene, poiché se non avessimo vissuto, saremmo rimasti nel nulla, nella più assoluta assenza di realtà. In questo ordine di idee dobbiamo anche dire che la vita è un dono, un regalo, poiché nessuno dà la vita a se stesso. Tuttavia, oggi ci troviamo davanti ad una realtà in cui la vita stessa è vista molte volte come un problema, come un fardello, come una minaccia, viviamo un tempo della storia in cui si esalta il valore della libertà, anche e soprattutto riguardo al diritto alla vita degli altri. Assistiamo oggi ad una cultura della morte, che si è espansa rapidamente per il mondo e che presenta grandi attentati contro la vita e la famiglia e, quel che è peggio, sotto il titolo di “diritti”. Dietro ai molti attentati alla vita a cui assistiamo, si trova tutto un sistema di pensiero conosciuto come “ideologia di genere”, che ha iniziato a penetrare pian piano in tutti gli ambiti della società e che cerca una ristrutturazione della stessa. Questa ideologia rappresenta un grave pericolo per l’umanità, poiché porta nefaste conseguenze di grandissima portata.
L’ideologia del genere (Teoria “Gender”)
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Le femministe promotrici dell’ideologia di genere, come Simone de Beauvoir, insegnano che per porre fine alla differenza tra uomo e donna, bisogna smetterla completamente con la distinzione tra femminile e maschile, tra uomo e donna, ossia non dobbiamo parlare più di “sesso”, perché questo è legato alla biologia, ma di “genere”. Quindi, secondo lei, donna non si nasce ma si diventa; allo stesso modo, non si nasce uomo ma tale si diventa; in altre parole, il genere è una costruzione culturale, qualcosa che si apprende, non qualcosa che è inscritto nella natura dell’essere umano: “Tu ti comporti come uomo perché a casa e intorno a te ti hanno insegnato a comportarti così, non perché tu lo sia per natura”. Se le cose stanno così, possono esistere uomini con un corpo da donna e donne con un corpo da uomo: “Non importa che il tuo corpo dica che sei uomo, non importa che la tua psicologia dica che sei uomo, tu puoi scegliere di essere donna, puoi imparare a comportarti come tale”.
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L’ideologia di genere si ispira ai principi marxisti, secondo i quali si legge la storia dell’umanità come lotta di classe; questo stesso principio è applicato alla relazione tra uomo e donna. L’uomo appare come la classe borghese, che opprime, e la donna come il proletariato, ossia la classe oppressa che deve combattere per liberarsi. In questa prospettiva, il matrimonio è visto come un’istituzione inventata dall’uomo per opprimere la donna, e a ciò coopera la maternità, che si presenta come un ulteriore giogo; per questo l’ideologia di genere cerca di porre fine al matrimonio, alla famiglia e alla maternità come unico modo di liberare completamente la donna. Così, questa terribile ideologia è una forte promotrice di grandi attentati contro la vita, la maternità e la famiglia, e diffonde le tecniche artificiali di riproduzione, la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto.
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L’ideologia di genere parla principalmente di cinque generi: eterosessuale maschile, eterosessuale femminile, omosessuale maschile, omosessuale femminile e bisessuale, insieme ad altri. Tutti questi orientamenti affettivo–sessuali hanno, secondo alcuni, lo stesso valore, e la persona può scegliere ciò che preferisce. Quindi non parliamo più di due sessi, uomo e donna, ma di generi multipli. Da qui la pressione che si sta esercitando in molti Paesi affinché si approvi l’impropriamente detto “matrimonio omosessuale”. Esso va considerato come una distorsione della sessualità, qualcosa che deve essere curato nella persona e anche come qualcosa che degenera la società.
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Dal 1970, negli Stati Uniti, l’Associazione Americana degli Psicologi, ha avuto una chiara concezione dell’omosessualità come una patologia che si deve curare. Tuttavia, i gruppi omosessuali hanno iniziato a fare pressione, combattendo e violentando ideologicamente tale Associazione, perché cancellasse l’omosessualità dalla lista delle patologie e nel 1973, attraverso un forte boicottaggio, ci riuscirono.
Questo nonostante la tradizione della psicologia, incluso il padre della psicanalisi Sigmund Freud, che l’ha considerata una patologia.
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A livello cromosomico siamo uomini o donne, perché il sesso di una persona è inscritta nella sua natura, e questo si manifesta nella sua anatomia e nella sua psicologia, in tutto il suo essere. Non esiste un gene dell’omosessualità, non si è provato che la sua origine sia genetica. La società si è costruita e cimentata sulla relazione tra uomo e donna, e questa le ha dato la stabilità, ha permesso la propagazione della specie attraverso la generazione di nuove vite, le quali a loro volta hanno avuto, in questa relazione matrimoniale, un ambiente adatto e propizio per il loro sviluppo e la loro educazione.
Cosa dice la Sacra Scrittura al riguardo?
• 1 Tim 1, 8 – 10: “Certo, noi sappiamo che la Legge è buona, se uno ne usa legalmente; sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i pervertiti (in spagnolo: homosexuales) […]e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina”.
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Vediamo dunque come la Sacra Scrittura segnala chiaramente la pratica omosessuale come un atto gravemente disordinato e peccaminoso, che può portare la persona che lo vive alla condanna eterna.
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Tuttavia, bisogna chiarire che la Chiesa ci esorta a trattare le persone con detta tendenza in maniera rispettosa e delicata, evitando ogni forma di discriminazione. Per di più, le invita a realizzare la volontà di Dio nelle loro vite: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente avvicinarsi alla perfezione cristiana” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2359). Non si condanna l’omosessuale ma l’atto, la pratica dell’omosessualità.
La trasmissione della vita e gli attacchi contro di essa
Nei primi capitoli della Genesi si racconta la creazione dell’universo e dell’uomo. Dio modella una porzione di argilla, soffia e le infonde uno spirito immortale; la materia ha ricevuto una sostanza di ordine essenzialmente superiore: l’anima spirituale e immortale. L’uomo è un essere spirituale, che non può essere ridotto al corporeo, ed è per questo che la vita umana “deve essere considerata da tutti come qualcosa di sacro, giacché dalla sua stessa origine esige l’azione creatrice di Dio”.
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Naturalmente la vita umana si trasmette in un unico modo: attraverso l’unione sessuale dell’uomo e della donna. In questo modo, i genitori si convertono in cooperatori, contribuendo alla creazione del corpo, mentre l’anima, che vivifica l’uomo, è creata da Dio dal nulla, nell’istante stesso della concezione. Così dunque, la maternità e la paternità sono sempre un grande avvenimento, il più grande che possa esserci nell’ordine naturale. I figli sono amore che si fa vita. Generare figli è partecipare al potere creatore di Dio, per dar luogo a nuove immagini Sue. Tuttavia, con la perdita del senso cristiano della vita, molti dei nostri contemporanei sono caduti nel nichilismo, ossia nella negazione, teorica o pratica, del valore trascendente della vita umana, perché in fondo, si pensa la vita come ridotta ad un’esistenza puramente materiale, oltre la quale non c’è nulla.
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I comportamenti ostili alla natalità sono inumani e, assolutamente estranei al cristianesimo. Si deve aver perso di vista ciò che è l’uomo e il senso della vita, per cadere in una specie di nichilismo che preferisce il nulla rispetto all’essere. Noi cristiani, al contrario, sappiamo che quando Dio ha detto “crescete e moltiplicatevi e riempite la terra” intendeva una finalità ulteriore: riempire il Cielo. La responsabilità dei genitori è, dunque, gravissima e gioiosa allo stesso tempo. Un uomo in più o in meno conta molto, poiché questi vale più di mille universi, giacché è eterno e vale tutto il sangue di Cristo.
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Parleremo qui dei “diritti sessuali e riproduttivi” fortemente promossi dall’ideologia di genere, e che non sono altro che sterilizzazione, contraccezione e aborto, che sono tutti attentati contro la vita umana.
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Sterilizzazione
Attraverso un intervento chirurgico si sopprime, tanto nell’uomo quanto nella donna, la capacità di procreare; in altre parole, si privano del dono della paternità e della maternità. Ciò attenta direttamente contro uno dei fini dell’atto coniugale. Esiste la sterilizzazione terapeutica, che è quella che si esige irrimediabilmente per la salute o per la sopravvivenza dell’uomo, ed è lecita in vista del bene del tutto – la vita – se si danno le seguenti condizioni: che l’infermità sia grave, che la sterilizzazione sia l’unico rimedio per recuperare la salute o conservare la vita, che l’unica intenzione sia quella di curare e non quella di sterilizzare. In altre condizioni, questa pratica non è giustificabile.
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Contraccezione
Consiste in qualunque modifica introdotta nell’atto sessuale naturale con l’obiettivo di impedire la fecondazione.
La gravità delle pratiche anticoncezionali si radica principalmente nella disconnessione che producono tra l’atto sessuale e la finalità naturale che gli è propria. Attraverso la contraccezione, l’uomo pretende di usurpare il potere di dare la vita o non darla, ossia si sostituisce a Dio Creatore. È per questo che la Chiesa ha insegnato senza cessare, che la pratica anticoncezionale è peccato grave: “Qualunque uso del matrimonio in cui maliziosamente permanga l’atto destituito dalla sua propria naturale virtù procreativa, va contro la legge naturale, e coloro che lo commettono si fanno colpevoli di un grave delitto”, cosa che afferma anche nell’ Humanae Vitae: “È intrinsecamente disonesta ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale o nella sua realizzazione, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come fine o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione”.
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Problemi della contraccezione
Rispetto a Dio: attraverso l’uso degli anticoncezionali l’uomo usurpa il potere di dare la vita o non darla, ossia soppianta Dio come Creatore. Inoltre, la sua gravità poggia sulla separazione che si dà tra il valore unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale. L’atto coniugale si riduce a mero piacere.
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Rispetto alla sessualità: la sessualità, essendo legata alla procreazione, esige un contesto di impegno e di stabilità; allo slegarla da ciò, non si richiede più un contesto di stabilità perché “non c’è pericolo di una gravidanza”, ed è così che si apre la strada al libertinaggio e alla promiscuità, al sesso con chiunque si voglia e quando lo si voglia. In altre parole, i contraccettivi generano un’attitudine casuale di fronte alle relazioni sessuali. Tant’ è, che la pillola contraccettiva nasce nel contesto della rivoluzione sessuale, quindi perché fu creata? Perché la donna potesse “godere della stessa libertà sessuale di cui gode l’uomo”.
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Rispetto ai figli: In una cultura dove predomina la mentalità anticoncezionale, i figli sono visti come un peso, come un disturbo, come qualcosa che si deve evitare a tutti i costi. E, questo si pensa quando si è giovani: “Massimo un figlio, perché di più …”. Che diremo quando arriveranno la vecchiaia, la malattia, gli acciacchi e la solitudine? Se abbiamo figli abbiamo una garanzia per la nostra vecchiaia. Molti possono pensare: “Ho un solo figlio e così gli do tutto quello che vuole” … il miglior regalo che si possa fare ad un figlio è un fratellino. Non possiamo dimenticare, inoltre, che l’economia la muove la gioventù con il suo lavoro, che la pensione dei più anziani è sostenuta dal lavoro dei più giovani.
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La mentalità anticoncezionale rende più forte la tendenza all’aborto.
Rispetto al coniuge: il coniuge si converte in un oggetto di piacere. Non mi importa come sta l’altra persona, né come si sente, l’importante è che “si sta proteggendo”, e di conseguenza posso fare sesso con lei.
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Rispetto a se stessi: I contraccettivi non aiutano la persona a crescere nella volontà e nella capacità del dominio di sé. Inoltre producono numerosissimi gravi effetti sulla salute della donna, contaminando e danneggiando il suo corpo.
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I metodi naturali vanno ordinati secondo il piano di Dio che ha stabilito nel ciclo della donna periodi di infertilità, poiché Egli non pretende che ad ogni atto coniugale segua una vita.
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Questi [metodi] essendo naturali non hanno controindicazioni, non danneggiano la salute della donna, sono gratuiti e accessibili a tutti, e soprattutto promuovono il dialogo e l’autentica conoscenza tra gli sposi, fortificando così l’amore e la relazione di coppia. Educano alla fedeltà e insegnano il vero amore che esige sacrificio e insegnano a vedere i figli come un dono meraviglioso di Dio che rallegra la vita.
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Vediamo un confronto che ci mostra meglio perché la contraccezione sia un atto innaturale.
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Il mangiare è un atto naturale che genera piacere e il cui fine è l’alimentazione e la nutrizione della persona. Ci sono persone che una volta mangiato si provocano il vomito per evitare le conseguenze del mangiare, ossia che vogliono sperimentare detto piacere però non vogliono assumerne le conseguenze naturali, e questo è conosciuto come un grave disordine, come un disturbo alimentare chiamato bulimia.
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Possiamo applicare la stessa logica alla contraccezione: la relazione sessuale è un atto naturale che produce piacere, e la cui conseguenza naturale è la procreazione. Attraverso i contraccettivi vogliamo sperimentare il piacere , però senza assumerne le conseguenze di ciò che esso genera. Così come la bulimia è un grave disordine perché attenta all’ordine naturale, allo stesso modo lo è la contraccezione.
Aborto
Espulsione dal seno materno, casuale o intenzionale, della vita in gestazione, originandole la morte.
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Per parlare dell’aborto dobbiamo affermare anzitutto che la vita umana comincia nell’istante stesso della concezione. Il dottor Jerónimo Lejeune afferma al riguardo: “Questa prima cellula, risultato della concezione, è già un essere umano” (ha i 46 cromosomi propri della specie umana), e afferma anche: “Accettare che dopo la concezione un nuovo essere umano ha iniziato ad esistere, non è già una questione di gusto o di opinione […] ma è un’evidenza sperimentale”. E continua: “Se l’embrione non fosse dal primo momento un membro della nostra specie umana, non arriverebbe ad esserlo mai. Dire che non è un uomo, è lo stesso di quanto dicevano i nazisti: «un prigioniero non è un uomo»”.
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In Colombia, l’aborto fu depenalizzato in tre casi, attraverso la sentenza C – 355 del 2006. Analizziamo ciascuno di essi:
• Stupro (aborto sentimentale o psicologico): non è giusto che paghi un innocente per un colpevole. Figlio di un violentatore e di una madre assassina. La somma di due mali non può mai produrre un bene. Non possiamo aprire la breccia attraverso cui alcuni sentimenti possano porre fine alla vita, poiché essa è inviolabile. Non si può avere nessun argomento per violare la vita. La soluzione in questo caso può essere l’adozione.
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• Malformazione del neonato o aborto eugenetico: concezione e mentalità perversa, utilitaristica e edonista, dove ha valore solo ciò che è utile e ciò che è bello, dove la persona non ha valore in se stessa, ma solo in virtù della sua utilità e bellezza: se posso uccidere il bambino nel grembo materno, perché non posso ucciderlo fuori di esso?
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Dobbiamo evitare il termine “qualità della vita” in ciò che si riferisce alla concezione della vita delle persone, poiché l’espressione “qualità” si applica solo alle cose e non alle persone, esistono vite con migliori o peggiori condizioni, ma non con maggiore o minore qualità di vita; la qualità di vita non ha nulla che possa renderla migliore o peggiore, la vita avrà sempre qualità in se stessa, vale per se stessa. Esiste una inconsistenza di pensiero: se si è d’accordo con l’aborto o l’eutanasia, perché quindi non si assassinano anche coloro che sono nati e hanno smesso di essere sani, utili e belli? “La soluzione per la malattia non è l’assassinio del malato”. Le diagnosi prenatali sono frequentemente sbagliate, questi metodi diagnostici molte volte perseguono fini utilitaristi e edonisti.
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• Pericolo di morte della madre (aborto terapeutico): L’aborto non sarà mai terapeutico. Saremmo capaci di uccidere qualcuno per curare un altro? Questo è un eufemismo. La tecnologia e la medicina sono avanzate enormemente, e si deve sempre cercare di salvare entrambe le vite. Solo per fare un esempio, a Medellin, città della Colombia oggigiorno si praticano chirurgie intrauterine nelle quali si operano i bambini con malformazioni gravi prima della loro nascita e possono nascere completamente normali.
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La principale conseguenza della mentalità pro – abortista, tanto diffusa nella società, è il fatto che la vita umana non può più essere concepita come un valore assoluto, ma come qualcosa che dipende dalla volontà di un altro uomo che si trova in una posizione vantaggiosa. Si mette l’autonomia personale al di sopra del diritto alla vita, assurdo, poiché la vita è il fondamento di tutti i diritti, se non si vive non si possiedono diritti; se non si vive, non si ha autonomia personale. In una società in cui si vuole porre fine alla vita di un altro in nome della libertà, tutto è lecito, chi porrà il limite?
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La vita però non è attaccata solo ai suoi inizi, ma oggi si promuove anche la morte di coloro che si trovano nella loro vecchiaia con malattie e dolori. Così, oggigiorno, in molti Paesi si promuove l’approvazione dell’eutanasia sotto il titolo di “morte degna”. Vediamo qui la verità circa l’eutanasia:
Eutanasia
Si intende per eutanasia “ l’intervento intenzionalmente programmato per interrompere in maniera diretta e primaria una vita, quando questa si trova in condizioni particolari di sofferenza o di incurabilità o in prossimità della morte”.
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Bisogna dire che i promotori dell’eutanasia hanno una concezione della persona umana priva di carattere trascendente, allo stesso tempo in cui vedono la vita come un bene secondario rispetto alla libertà. Perciò vediamo come tali persone iniziano ad argomentare a favore di tale pratica avvalendosi di casi estremi, come pazienti terminali, per poi arrivare poco a poco alla permissività totale. È così che in Olanda, per esempio, “l’eutanasia si è legalizzata inizialmente per i malati di cancro allo stadio terminale, le Camere sono diventate più flessibile e adesso si permette l’eutanasia a persone depresse senza nessuna infermità terminale o anche per bambini appena nati con qualche malformazione”.
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Questa pratica, tanto diffusa oggi, si nasconde sotto il titolo di “morte degna” come se la sofferenza, il dolore o la malattia facessero della persona che le patisce qualcuno di indegno. Ciò è il prodotto di una società materialista, dove la dignità della persona si misura in termini legati alla sua produttività e della sua capacità di godimento, di provare piacere. La società vuole liberarsi di tutte quelle persone che rappresentano per essa un peso, che domandano cure ma non apportano nulla in termini economici. Per lo Stato è più facile e meno costoso offrire la possibilità dell’eutanasia a pazienti con malattie terminali che investire in cure palliative. Dietro questa mentalità ci sono, senza dubbio, molti interessi economici. E in una società che approva l’aborto e attacca la famiglia e in cui, pertanto, non si rinnova la popolazione, non c’è manodopera giovane che sostenga la pensione dei più anziani e malati, né famiglie che li curino, bisogna pertanto trovare una “soluzione” al problema; e il meglio è venderlo sotto il titolo di “diritto”, e in questo modo la persona finirà per chiedere la propria morte. Questo è l’imbroglio della cultura della morte, che è tutta una rete in cui una cosa tira l’altra.
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L’eutanasia è moralmente illecita in qualsiasi circostanza, dal momento che si deve riconoscere e rispettare la vita di una persona dal suo concepimento fino alla morte naturale. Papa Giovanni Paolo II, in un discorso pronunciato davanti ai vescovi degli Stati Uniti il 5 ottobre 1979, ha affermato che “l’eutanasia o la morte per pietà (…) è un grave male morale (… ) : tale morte è incompatibile con il rispetto della dignità umana e la venerazione verso la vita”.
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Per offrire una vera morte degna ad una persona le si devono proporre le seguenti cure, che in nessuna circostanza le si possono negare:
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• Assistenza spirituale: ossia preoccuparsi per la salvezza della persona; offrirle la possibilità di ricevere i sacramenti, la riconciliazione con Dio e con i fratelli.
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• Accompagnamento affettivo: qui riveste un ruolo molto importante la famiglia del malato, la quale deve mostrarsi vicina e offrire amore, compagnia e affetto al familiare che soffre.
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• Assistenza medica: al paziente bisogna sempre, in qualsiasi circostanza in cui si trovi (anche se fosse in stato “vegetativo”), offrire le cure basiche: alimentazione, idratazione e ossigenazione, e queste si potranno sospendere solo quando sia dimostrata la morte cerebrale del paziente; in caso contrario, se venissero sospese ci troveremmo davanti ad una eutanasia passiva, poiché questi sono mezzi di base e necessarissimi ( e non straordinari) per il mantenimento di qualsiasi vita umana. Bisogna anche offrire (al paziente) farmaci per il dolore, se così richiede.
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Per concludere il tema dell’eutanasia citiamo le parole di Giovanni Paolo II nell’enciclica “Evangelium Vitae”, che esprime chiaramente la posizione della Chiesa di fronte a detta pratica: “L’eutanasia è una grave violazione della legge di Dio, in quanto eliminazione deliberata e moralmente inaccettabile della persona umana. Questa dottrina ha il suo fondamento nella legge naturale e nella Parola di Dio scritta; è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal Magistero ordinario e universale. Una pratica simile comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria del suicidio o dell’omicidio” (n. 65).
Di fronte alla cultura della morte e a tutte le conseguenze che essa comporta, il cristiano non deve essere passivo, ne’ tantomeno quello dei figli consacrati a Maria. In primo luogo, dobbiamo pregare la nostra Madre Santissima, la Madre della Vita, per la conversione dell’umanità e, soprattutto, dei nostri governanti affinché non promuovano tali attacchi contro la vita e la famiglia.
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Un consacrato alla Vergine Maria deve, sull’esempio della sua amata Madre, dire sì alla vita, amarla, rispettarla e difenderla. Deve prendere parte attiva nella difesa di questi valori fondamentali come la vita e la famiglia, attraverso associazioni, mediante l’uso della parola e della testimonianza personale di vita.