top of page

29° CATECHESI

Testo PDF

La Sua presenza Eucaristica

​

Platone diceva che il riflettere sulla morte è proprio dei saggi. Questo è molto vero perché il fatto di che questa vita sia breve, abbia un limite, ci fa vedere una cosa molto chiara: Dobbiamo profittare il tempo di vita che abbiamo. Quale tempo? Questo che ho adesso, questo che ho oggi, perché nessuno di noi sa se dopo avrà di più. 

Noi sappiamo che la fine della vita di ogni uomo è glorificare Dio, e così salvare la propria anima. In questo dobbiamo occupare il tempo più che in nessun’altra cosa perché a che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se perde la sua anima? dice Cristo. 

 

Bene, dobbiamo profittare il tempo per lodare Dio e fare dei meriti per la salvezza delle nostre anime. Dio mi ha dato un tempo perché io faccia questo. Quel tempo è adesso. Che cosa possiamo fare? Tantissime: il digiuno, la disciplina, un pellegrinaggio, una preghiera, eccetera, sono delle cose che danno tanta gloria a Dio e ci guadagnano tanti meriti. Ma c’è una cosa che supera infinitamente tutte quello che noi possiamo fare: La Santa Messa.  

 

Un digiuno, una preghiera, e tutti i sacrifici che possiamo fare sono delle opere che certo, gradiscono Dio. Ma nella santa Messa noi non offriamo opere buone, ma offriamo a Dio lo stesso Gesù Cristo. Quella offerta supera infinitamente ogni offerta che l’uomo possa fare.  

 

Dice sant’Alfonso: 

Il sacrificio delle vite di tutti santi, di tutti gli angeli, e della stessa divina Madre, certamente non darebbe a Dio l'onore che gli dà una sola messa, perché questa solamente rende a Dio un onore infinito

 

Quando uno pensa ad esempio al martirio di Sant’Ignazio di Antiochia, essendo mangiato dai leoni, al tremendo dolore ed eroicità della madre dei maccabei, vedendo morire i suoi sette figli, alla ferma predicazione di san Paolo tra i pericoli, tra i flagelli, e tante opere di più, deve ricordare che è ancora infinitamente più grande quello che succede sull’altare ogni mattina. Solo sull’altare rendiamo a Dio l’onore che merita perché come aggiunge sant’Alfonso, venendogli offerta una vittima d'infinito valore, è un onore infinito quello che riceve. 

 

Tanto vale la celebrazione della Messa – dice San Giovanni Crisostomo – quanto vale la morte di Cristo sulla croce”. 

 

Spiega san Tommaso che ogni santa Messa apporta agli uomini tutti gli stessi beni e salute che apportò il sacrificio della croce. 

 

Insistiamo: Cristo si offre per la mia salvezza, ogni mattina sull’altare

 

Sant’Alfonso loda la Santa Messa con molta forza: 

La messa è un'azione che rende il maggiore onore che può darsi a Dio, il maggiore suffragio all'anime del purgatorio: è l'azione che più abbatte le forze dell'inferno, che più placa l'ira del Signore contro i peccatori, e che ci ottiene con maggiore abbondanza le divine grazie

 

Ecclesia de Eucharistia 8. “L’Eucaristia … unisce il cielo e la terra… il sommo ed eterno Sacerdote, entrando mediante il sangue della sua Croce nel santuario eterno, restituisce al Creatore e Padre tutta la creazione redenta. Lo fa mediante il ministero sacerdotale della Chiesa, a gloria della Trinità Santissima. …: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo”. 

 

Tutto quello succede nelle mani dei sacerdoti, e succederà nel futuro nelle mani di quelli che adesso sono seminaristi. 

 

Sant’Agostino esclama: “O venerabile dignità dei sacerdoti, nelle mani dei quali, come nell’utero della Santissima Vergine, il Figlio di Dio s’incarna”. 

 

San Bonaventura dice che Dio non fa un favore minore in una Santa messa che nella sua nascita a Betlemme. 

 

Posto dunque che la messa è l'opera più santa e divina che possa da noi trattarsi, dice il concilio di Trento, che deve impiegarsi ogni diligenza, affinché un tale sacrificio si celebri con la maggiore purezza interna e devozione esterna che sia possibile

 

Partecipazione attiva 
 

“Prese questo glorioso calice” la contemporaneità della celebrazione. 

Ogni sacerdote celebra la Messa in Persona Christi, nella Persona di Cristo. Perciò il sacerdote nella consacrazione non dice: “questo è il Corpo di Cristo che si offre…” ma dice “Questo è il MIO Corpo…”, perché in quel momento è Cristo chi parla tramite i suoi ministri. 

 

Non bisogna che il sacerdote faccia uno sforzo per celebrare in Persona Christi. L’ordine già lo costituì come tale. Ma ogni sacerdote deve vivere la Messa celebrandola in Corde Iesu, con lo stesso Cuore di Cristo. Avendo come dice san Paolo, gli stessi sentimenti di Cristo. Facendo nostro il suo Sacrificio. 

 

In tale maniera celebrava in Corde Iesu il Padre Pio da Pietrelcina, che, diceva un autore, la passione che celebrava era la Passione che viveva nella sua anima. 

Il curato d’Ars: “Mio Dio, supplicava, concedetemi la conversione della mia parrocchia; accetto di patire tutto ciò che voi volete, per tutto il tempo della mia vita!... Si, o Signore, anche per cento anni tutti i dolori più acuti, purché essi si convertano”. 

 

Questo sacerdote aveva lo stesso Cuore di Cristo che lo portò a offrirsi per la salvezza del mondo. 

 

In cuore Iesu celebrava P Pio. Il giorno della sua prima Messa scrisse: O Gesù, mio sospiro e mia vita, mentre oggi ti elevo in un mistero d’amore, ti chiedo di poter essere, per Te, un sacerdote santo e una vittima perfetta. 

 

La comunione dei veri devoti di Maria 

​

Tutto si ordina a sottolineare in questa azione la dipendenza attiva e passiva riguardo Maria 

​

​

COME VIVERE LA CONSACRAZIONE NELLA SANTA COMUNIONE PRIMA DELLA COMUNIONE  

 

​

Dal Trattato della Vera Devozione [266]

 

1) Ti umilierai profondamente davanti a Dio.

​

2) Rinunzierai alla tua indole corrotta e alle tue disposizioni, per quanto buone te le faccia sembrare l'amor proprio.
 

3) Rinnoverai la tua consacrazione, dicendo: «Sono tutto tuo, o amata sovrana, e tutto ciò che e mio ti appartiene».
 

4) Supplicherai questa buona Madre di prestarti il suo cuore, per potervi ricevere Gesù con le sue stesse disposizioni. Le farai notare che ne andrebbe della gloria di suo Figlio, se fosse ricevuto in un cuore macchiato e incostante come il tuo, capace anche di diminuire la sua gloria o di separarsi da lui. Le dirai che se invece vuol venire ad abitare in te per ricevere ella stessa il Figlio, può farlo per quel dominio che le spetta sui cuori; e che suo Figlio sarà bene accolto da lei, in modo dignitoso e senza rischio di venire offeso e respinto: «Dio sta in essa: non potrà vacillare». Le dirai confidenzialmente che tutto quanto le hai dato e ben poca cosa per onorarla. Con la santa Comunione, invece, vuoi offrirle lo stesso dono fattole un giorno dal Padre: ne sarà più onorata che se tu le offrissi tutti i beni del mondo. Le dirai infine che Gesù le vuol bene in modo unico e quindi desidera compiacersi e riposarsi tuttora in lei, pur nella tua anima, che e immonda e povera più della stalla dove egli non disdegno di nascere, perché vi si trovava lei. Le chiederai poi il suo cuore, con queste tenere parole: «Ti prendo per mio tutto. Dammi il tuo cuore, o Maria».  

​

NELLA COMUNIONE [267]

 

Dopo il Padre nostro, mentre stai per ricevere Gesù Cristo dirai tre volte: «O Signore, non sono degno. . .». La prima volta e come se tu dicessi all'eterno Padre che non sei degno di ricevere il suo Unigenito a causa dei tuoi cattivi pensieri e della tua ingratitudine verso un Padre così buono, ma che ti affidi a Maria, sua serva - Ecco la serva del Signore! Ella è fatta per te e ti ispira una fiducia e speranza singolare verso la sua divina maestà: «Tu solo, o Signore, mi fai riposare al sicuro!». [268]

Dirai al Figlio: «O Signore, non sono degno...». Gli dirai che non sei degno di riceverlo a causa delle tue parole inutili e cattive e della tua infedeltà nel servirlo, ma che lo preghi di aver pieta di te, poiché stai per introdurlo nella casa di sua Madre, che è pure tua Madre, e non lo lascerai partire se prima non sarà venuto a stare da lei: «Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice». Lo pregherai di alzarsi e di venire verso il luogo del suo riposo e verso l'arca della sua santificazione: «Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua potenza». Gli dirai che tu non sei come Esaù: non confidi per nulla nei tuoi meriti, nella tua forza e nelle tue disposizioni, ma confidi, invece, nelle disposizioni di Maria, tua cara Madre, come il giovane Giacobbe confidava nelle premure di Rebecca. E che ardisci accostarti alla sua santità, per quanto peccatore ed Esaù tu sia, perché ti senti sostenuto e ornato dei meriti e virtù della sua santa Madre.[269]

 

Dirai allo Spirito Santo: «O Signore, non sono degno...». Gli dirai che per la tiepidezza e malvagità delle tue azioni e per le tue resistenze alle sue aspirazioni, non sei degno di ricevere il capolavoro della sua carità, ma che tutta la tua fiducia è Ma ria, sua sposa fedele. E dirai con san Bernardo: «Questa è la mia più grande fiducia, questa è tutta la ragione della mia speranza». Potrai anche pregarlo di scendere nuovamente su Maria, sua sposa indissolubile. Gli dirai che il suo seno e sempre puro e il suo cuore sempre ardente e che, se non scende nella tua anima, Gesù e Maria non potranno essere formati né accolti degnamente.  

 

DOPO LA COMUNIONE [270]

 

Dopo la santa Comunione, stando interiormente raccolto e con gli occhi chiusi, introdurrai Gesù Cristo nel cuore di Maria. Lo darai a sua Madre che l'accoglierà con amore, lo collocherà degnamente, l'adorerà profondamente, l'amerà perfettamente, l'abbraccerà strettamente e gli renderà in spirito e verità molti omaggi che le nostre fitte tenebre non conoscono. [271]

ppure ti terrai in atteggiamento di profonda umiltà nel tuo cuore, alla presenza di Gesù dimorante in Maria. O rimarrai nell'atteggiamento dello schiavo che attende alla porta del palazzo del Re, mentre questi si trova a colloquio con la Regina. Mentre il Re e la Regina parlano tra loro, senza che abbiano bisogno di te, te ne andrai in spirito per cielo e terra e inviterai tutte le creature a ringraziare, adorare ed amare Gesù e Maria, al tuo posto: «Venite, prostrati adoriamo, ecc.». [272]

Oppure domanderai tu stesso a Gesù, in unione con Maria, la venuta del suo regno sulla terra per mezzo della sua santa Madre. Oppure chiederai la divina Sapienza o il divino Amore o il perdono dei tuoi peccati o qualche altra grazia, ma sempre per mezzo di Maria e in Maria, dicendo, mentre distogli lo sguardo da te stesso: «Signore, non guardare ai miei peccati, ma i tuoi occhi vedano in me solo le virtù e i meriti di Maria». E ricordandoti dei tuoi peccati, soggiungerai: «Un nemico ha fatto questo.... Sono io stesso il mio peggiore nemico, che ha commesso questi peccati»; oppure: «Liberami dall'uomo iniquo e fallace»; o ancora: «Tu devi crescere e io invece diminuire. Gesù mio, bisogna che tu cresca nell'anima mia, e che io diminuisca. O Maria, bisogna che tu cresca in me e che io sia meno di quel che sono stato»; «Siate fecondi e moltiplicatevi... Gesù e Maria, crescete in me e moltiplicatevi al di fuori, negli altri». [273]

Vi è un'infinità di altri pensieri che lo Spirito Santo ispira e ispirerà anche a te, se sarai molto raccolto, mortificato e fedele a questa grande e sublime devozione che ti ho insegnata. Ma ricordati che più lascerai fare a Maria nella tua Comunione, più Gesù sarà glorificato. E che tanto più lascerai fare a Maria per Gesù e a Gesù in Maria, quanto più profondamente ti umilierai e li ascolterai in pace e in silenzio, senza preoccuparti di vedere, gustare e sentire. Infatti il giusto vive di fede dappertutto, ma specialmente nella santa Comunione, che è un'azione di fede: «Il mio giusto vivrà mediante la fede» 

bottom of page