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25° CATECHESI

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Marianizzare
la vita

il minuto
di Maria

Marianizzare la vita spirituale 

 

    Vogliamo considerare due domande che spesso verranno presentate durante questo percorso di consacrazione. L’una va insieme all’altra: 
 

  • Quali sono gli obblighi di questa consacrazione? 

  • Se questa devozione è una via facile per diventare santo… perché ancora non riesco ad abbandonare tale peccato? Dov’è questo mezzo “facile” per la santità? 

 

    La seconda domanda si risponde con la prima: non ci santifica se non si compiono gli obblighi, per quanto facili essi siano. Tali obblighi, sono le cosiddette “pratiche interiori” indicate da SLM. 

 

Seguiamo in questa parte le spiegazioni che ci offre p. Hupperts con tanta chiarezza. 

 

       Nel primo volume di questa Serie Immacolata, dopo alcune pagine introduttive, spieghiamo la Consacrazione mariana in sé, la sua natura, le sue proprietà, il suo nome, le sue conseguenze e i suoi obblighi. 

A questa Consacrazione, come punto di partenza e fondamento pratico della vita mariana, San Luigi Maria di Montfort lega le «pratiche interiori» della perfetta devozione mariana, pratiche che presuppongono realmente la «marializzazione» di tutti gli aspetti della vita cristiana, e anche l’inserimento  di Maria in tutte le nostre relazioni con Dio, nelle quali esercita la sua Mediazione. 

Questi ricchissimi ed esaurienti atteggiamenti mariani dell’anima li ha cristallizzati in una formula lapidaria: fare tutto attraverso Maria, con Maria, in Maria e per Maria. 

Senza dubbio, ciò che lo portò a scegliere questa formula fu la bella e solenne preghiera finale del Canone della Messa: 

«Per Cristo Nostro Signore. 
Per il quale, tu o Dio, 
crei e santifichi sempre, fai vivere, benedici e doni al mondo ogni bene. 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, 
a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, 
ogni onore e gloria, 
per tutti i secoli dei secoli. Amen». 

 

     Appare chiaramente come la Chiesa stabilisca qui un rapporto di causalità tra la prima e la seconda parte di questa preghiera. È come se dicesse: È perché tu, Signore, crei, santifichi, benedici e distribuisci tutti i beni attraverso Cristo, che ogni onore e gloria ti devono essere offerti da Lui, con Lui e in Lui. 
 

     Montfort riprende questo ragionamento nella sua spiritualità e lo applica alla Santissima Vergine. La ragione di ciò è che nell’ordine soprannaturale tutto viene prodotto, vivificato, santificato e dato, dopo Cristo, da Maria; da Lei ci viene in quest’ordine ogni sostentamento, ogni vita, ogni santità, ogni benedizione e ogni dono; e perciò ogni ritorno a Dio da parte nostra, in qualunque modo avvenga, deve realizzarsi tramite Lei, con Lei e in Lei, nei secoli dei secoli, durante la nostra vita terrena e per tutta l’eternità. 
 

     La formula di Montfort ha quattro enunciati. Alla formula liturgica ha aggiunto il «per Maria», ispirato senza dubbio dalle parole «ogni onore e gloria»; infatti vivere per Maria vuol dire fare tutto «per il suo interesse e per la sua gloria». Con la sua formula completa il grande Apostolo mariano riconosce praticamente la causalità multipla esercitata dalla Santissima Vergine nel mondo soprannaturale. «Per Maria» la riconosce come causa in questo ordine… «Con Maria» rende omaggio alla Madonna come l’esempio, ideale o modello di tutto il mondo soprannaturale, tanto nell’essere quanto nell’agire. «Per Maria» la esalta come fine e scopo della nostra vita soprannaturale dopo Dio e Cristo, e quindi le riconosce di occupare legittimamente un posto anche nell’ordine di finalità nella vita cristiana. «In Maria» indica l’unione stretta e incessante con Lei, che è necessariamente effetto dell'influsso universale che Ella esercita in tutto l’ordine dell’essere e dell’agire soprannaturale, e che quindi lega molto strettamente le anime a Lei. 
 

    Questo è l’intenso significato della formula un po’ misteriosa impiegata da san Luigi Maria di Montfort. (…) È chiaro che non bisogna dare un’importanza esagerata alla formula in quanto tale, anche se la teologia la giustifica a volte in modo sorprendente, come avviene, ad esempio, con il «attraverso Maria» in San Tommaso 1. 


   Nell'esporre questa formula, seguiamo le spiegazioni date da nostro Padre nel «Trattato della Vera Devozione alla Santissima Vergine», che è la sua opera definitiva sul tema. «Il Segreto di Maria», scritto molto prima, si discosta un po’ dal «Trattato», non nel senso che dà alle pratiche stesse, ma nella classificazione sotto un punto o un altro della formula. Un’ulteriore prova che alla formula in quanto tale non va attribuita troppa importanza. 
 


Lo spirito della perfetta Devozione 

 

    Nel «Segreto di Maria» San Luigi Maria di Montfort definisce così la perfetta Devozione alla Santissima Vergine: «Consiste nel donare tutto, in quanto schiavi, a Maria e a Gesù tramite Lei; e poi nel fare tutto attraverso Maria, con Maria, in Maria e per Maria. Spiego queste parole» 2. 
 

    «Spiego queste parole». In questa Serie Immacolata ci sforziamo modestamente di fare quello che fa nostro Padre. Parlare delle conseguenze e obblighi della consacrazione era già entrare nel campo dello «spirito» della vera Devozione. Attraverso l’esposizione completa e dettagliata delle pratiche interiori della perfetta Devozione alla Madonna, descriveremo in lungo e in largo questo «spirito», o il modo di vivere interiore e la quotidianità della nostra appartenenza totale alla Santissima Madre di Dio. Ci conceda questa divina Madre la grazia di portare a compimento opportunamente questo lavoro! Perché è della massima importanza per il bene delle anime e soprattutto per il Regno stesso di Lei; poiché il regno di Maria nelle anime consiste principalmente nell’applicazione di queste pratiche interiori alla nostra vita. 

   
    «Molto utile per acquisire progressivamente questo spirito è il rinnovo frequente e ben consapevole della nostra Consacrazione totale, fatta già verbalmente, sia in modo puramente interiore, per esempio, quando ci si sveglia e ci si corica, prima e dopo i pasti, all’inizio di ogni nuova attività, nelle difficoltà e nelle tentazioni, guardando o imbattendosi in un’immagine della Madonna, oppure recitando il Rosario, etc. 

 

   Ma, come osserva giustamente San Luigi Maria di Montfort, questo non basta. Per arrivare alla santità è indispensabile andare oltre: «Non basta essersi dati come schiavi una volta a Gesù per mezzo di Maria; non basta nemmeno farlo ogni mese, ogni settimana [e, possiamo aggiungere, ogni giorno e più volte al giorno]; sarebbe una devozione troppo passeggera, e non eleverebbe l’anima alla perfezione a che è capace di elevarla» 3. 

 
    Dobbiamo essere consapevoli che non è facile penetrare bene in questo spirito: «Non è molto difficile arruolarsi in una confraternita, nemmeno abbracciare questa devozione...; la grande difficoltà sta nell’entrare nello spirito di questa devozione, che è rendere un’anima interiormente dipendente e schiava della Santissima Vergine e di Gesù per mezzo Suo» 4. 

 

    E quello che non è facile non viene ordinariamente compiuto dalla maggior parte delle anime, o almeno solo imperfettamente. L’avviso che segue è un po’ scoraggiante: «Ho incontrato tante persone che, con mirabile ardore, si sono consegnate alla loro santa schiavitù esternamente; ma raramente ho incontrato coloro che ne hanno acquisito lo spirito, e ancor meno che vi abbiano perseverato» 5. 

​

Siamo inclini a credere che, se Montfort vivesse oggi, mitigherebbe un po’ la severità di questa affermazione.     

    Oggi ci sono molte anime che prendono sul serio la loro vita mariana e si applicano generosamente e costantemente a vivere in dipendenza abituale dalla Vergine Santissima. 


    In ogni caso, non dobbiamo assolutamente farci confondere da questa constatazione di nostro Padre. I santi sono rari, anzi rarissimi; eppure questo non è un motivo per smettere di tendere alla perfezione. Se ci sono poche anime che danno alla nostra divina Madre tutto ciò che le spetta, questo è un motivo in più per cercare di farlo noi con la grazia di Dio e l’aiuto della Madonna stessa, anche solo per compensarla di tante lacune. 
 

    Per gloria della Santissima Vergine, per amore del nostro solo Gesù, per la glorificazione e la gioia della nostra dilettissima Madre, cercheremo di applicarci a partire da oggi, serenamente ma coraggiosamente, con perseveranza e tenacia, alla pratica interiore della santa schiavitù d’amore. 
 

   Dobbiamo volere questo, amarlo intensamente, ed essere pronti a «resistere» dieci, venti e cinquant’anni se necessario, fino alla morte, e ciò nonostante tutte le delusioni e le contraddizioni, sia interiori che esteriori. 

La nostra triste esperienza, è vero, ci ha resi profondamente consapevoli della nostra debolezza e incostanza. 

Ma se lo chiediamo al Signore con umiltà e fiducia, Egli stesso «realizzerà in noi il volere e l’agire»6. 

Ogni giorno chiederemo —e questa supplica sarà ascoltata— la pratica umile, ardente e costante della perfetta devozione alla Madonna. Questa è una grazia esclusiva, in un certo senso la grazia delle grazie, perché conduce alle altre e le contiene tutte come origine e in seme: « Tutti i beni mi sono stati dati insieme a Lei»7. 

   

    «Queste pratiche interiori di perfetta tenerezza verso la Madonna, come le propone San Luigi Maria di Montfort, sono di una ricchezza e profondità meravigliose. Esse abbracciano tutto il campo di lavoro della santità. Sono come la «marianizzazione» di tutti gli aspetti della vita spirituale. Costituiscono la Mediazione universale di Maria riconosciuta e applicata nella pratica, non solo nell’ordine della preghiera e dell'intercessione, ma in tutto l’ordine dei rapporti della nostra anima con Gesù, con Dio. Forse da nessun’altra parte, a meno che non sia proprio sotto l’influenza riconosciuta o inconsapevole di Montfort, si trova questa ricchezza sovrabbondante di elementi pratici di devozione mariana. Sia che si tratti di dipendenza e di conformità della nostra volontà a quella di Dio, sia di imitazione o di unione, sia di fiducia e di abbandono, sia di orientamento di tutta la nostra vita verso Dio, nostro Fine supremo: tutti questi atteggiamenti dell’anima, ognuno dei quali considerato singolarmente può condurre alla perfezione, li troviamo coniugati in queste pratiche interiori. 

​

    E tuttavia, nonostante la sua ampiezza e mirabile profondità, questa spiritualità mariana è accessibile al semplice fedele, più accessibile forse alla gente semplice che agli altri, perché in definitiva non è più che la vita d’amore e il cammino d’infanzia, vissuto in unione con la Madonna. L’amore rende dipendente, cerca somiglianza e unione con l’amato, e non vive se non per lui o lei: e queste sono proprio le quattro pratiche interiori della perfetta Devozione a Nostra Signora. 

​

    Un figlio obbedisce a sua madre, si affida a lei, la guarda incessantemente per imitarla, vive volentieri accanto a lei e le porta tutti i suoi piccoli tesori: questi sono più o meno i doveri nei confronti di Maria che il Padre di Montfort assegna ai predestinati; e le pratiche interne non sono altro che il prolungamento e perfezionamento di questi doveri fino agli stati mistici più elevati. 

​

    Ciò che ha messo a disagio un certo numero di anime di fronte a queste pratiche interiori, è che a prima vista sembrano un po’ incomprensibili e complicate. È solo un aspetto. Noi osiamo sperare che, dopo le spiegazioni che verranno, non rimarrà nulla o poco di questa oscurità e complicazione. 

 

PRIMA PRATICA INTERIORE: PER MEZZO DI MARIA 

   

1. Tutto per mezzo di Maria: agire secondo lo spirito di Maria. 
 

[258] Bisogna compiere le azioni per mezzo di Maria. Bisogna cioè obbedire in ogni azione e lasciarsi muovere in ogni azione dal suo spirito, che e il santo Spirito di Dio. “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio”38; coloro che sono guidati dallo spirito di Maria sono figli di Maria e per conseguenza figli di Dio ­ come abbiamo mostrato ­. Fra i tanti devoti di Maria, solo quelli che si lasciano guidare dal suo spirito sono veri e fedeli devoti. 

Ho detto che lo spirito di Maria è lo Spirito di Dio. Lei, infatti, non si lasciò mai condurre dallo spirito proprio, ma sempre dallo Spirito di Dio, il quale se ne rese talmente padrone da diventare lo spirito stesso di Maria. Perciò sant'Ambrogio dice: “L'anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore; lo spirito di Maria sia in ciascuno per esultare in Dio”. 

 

“Obbediente fino alla morte”

 

   Come dicevamo, la spiritualità mariana di San Luigi Maria di Montfort è meravigliosamente ricca e veramente completa. 

 

    Significa, né più né meno, la «marianizzazione» di tutta la vita cristiana in tutte le sue forme e sotto tutti i suoi aspetti, per adattarci perfettamente al piano divino, che è mariano in tutte le sue parti e in tutti i suoi dettagli. Significa anche praticamente riconoscere Maria come Mediatrice in tutti i rapporti della nostra anima con Dio. 

​

   Uno degli aspetti più importanti della vita spirituale è la dipendenza assoluta e radicale da Dio, la totale e incessante sottomissione della nostra volontà alla volontà divina. La perfezione consiste, ci viene detto, nella conformità della nostra volontà con quella di Dio. È la pura verità, anche se la santità può essere focalizzata e presentata sotto vari altri aspetti. 
 

    È facile capire che la dipendenza assoluta e incessante da Dio sia uno dei doveri essenziali della nostra vita, un dovere che è talmente nella natura delle cose, che Dio stesso non potrebbe dispensarcene. 

E come troviamo nel nostro adorato Maestro un mirabile esempio di questa sottomissione assoluta! ù

​

   San Paolo ha veramente riassunto tutta la vita di Gesù scrivendo che «si è fatto obbediente fino alla morte, e morte di croce» 8. 

 

    Ma è Gesù stesso che ci proclama il suo amore per la volontà di suo Padre. Dobbiamo essere profondamente grati a San Giovanni per averci conservato queste preziose parole nel suo Vangelo. 

 

    E in primo luogo, davanti alla volontà di suo Padre, Gesù elimina, sia nel pensiero sia nella pratica, la propria volontà umana. «Sono disceso dal cielo», dice, «non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato» 9.

    È il programma della sua vita, e ad questo programma rimarrà immutabilmente e scrupolosamente fedele. E quando la sua natura umana si spaventerà e vacillerà davanti alle orribili sofferenze con cui lo perseguiteranno, esclamerà: «Padre mio, se è possibile passi da me questo calice»; ma subito aggiunge fermamente: «Ma non sia fatta la mia, ma la tua volontà» 10. 

 

    Gesù vive di questa dipendenza: è il suo cibo e la sua bevanda. « Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera » 11.  


    Potremmo mai meditare abbastanza queste parole, noi che vogliamo tendere alla perfetta sottomissione d’amore? Anzi, Questa stessa dipendenza, questa obbedienza assoluta, Gesù la esige dai suoi discepoli, la esige da tutti noi. Poiché « non chiunque mi dirà: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei Cieli » 12. 

​

    Certamente, amare Dio è il primo e il più grande di tutti i comandamenti, ma Egli stesso indica come si deve intendere e praticare questo comandamento: attraverso l’obbedienza e la dipendenza. «Colui che ascolta i miei comandamenti e li osserva mi ama... Se alcuno mi ama, osserverà la mia Parola... Colui che non mi ama non osserva le mie parole» 13. 

   

    «Non potremo mai ricordare a sufficienza queste importanti parole, né imprimerle nel nostro spirito e nel nostro cuore nel modo più profondo come sarebbe necessario. 
 

    Ma noi, figli e schiavi di Nostra Signora, non dimentichiamo un aspetto importantissimo, l’aspetto mariano, della dipendenza da Gesù. 

   

     Questa dipendenza stessa, e l’aspetto mariano di questa dipendenza, sono racchiusi in una brevissima frase che ci scopre e rivela tutto un mondo divino: «Viveva sottomesso a loro» 14. Al di fuori del racconto della Presentazione del Bambino Gesù al Tempio, questo è tutto, assolutamente tutto ciò che ci è stato trasmesso dalla vita nascosta di Gesù. 
    

    Nostro Padre era impressionato da questo adorabile mistero dell’obbedienza di Gesù; a Lui ritorna frequentemente, e si appoggia su questo Modello divino per esortarci alla vita di dipendenza dalla Santissima Vergine. «Questo buon Signore non ha ritenuto indegno di Sé chiudersi nel seno della Santissima Vergine, come un prigioniero e uno schiavo d’amore, ed esserle sottomesso e obbediente per trent’anni. Qui è, lo ripeto, dove lo spirito umano si perde quando riflette seriamente su questo comportamento della Sapienza incarnata… Egli, Sapienza infinita, che aveva un desiderio immenso di glorificare Dio suo Padre e di salvare gli uomini, non ha trovato modo più perfetto e più breve per farlo che sottomettersi in tutto alla Santissima Vergine, non solo durante i primi gli otto, dieci o quindici anni della sua vita, come gli altri bambini, ma per trent'anni; e ha dato più gloria a Dio suo Padre, durante tutto questo tempo di sottomissione e di dipendenza dalla Vergine Santissima, di quella che gli avrebbe dato impiegando quei trent’anni a fare prodigi, a predicare per tutta la terra, a convertire tutti gli uomini; altrimenti l’avrebbe fatto». 
 

    E Montfort trae da queste considerazioni le seguenti conclusioni, che si impongono con chiarezza: 

«Oh! Oh! Quanto si glorifica Dio sottomettendoci a Maria sull’esempio di Gesù! Avendo davanti ai nostri occhi un esempio così visibile e così conosciuto in tutto il mondo, siamo così stolti da credere di trovare un mezzo più perfetto e più facile per glorificare Dio, che quello di sottometterci a Maria, sull’esempio di suo Figlio?» 15. 

Questa dipendenza è quella che il grande Apostolo della Madonna ci chiede nella prima pratica interiore, di cui parleremo: «Bisogna fare ogni azione per Maria, bisogna cioè che le azioni obbediscano in ogni cosa alla Santissima Vergine, e che siano regolate in ogni cosa dal suo spirito » 16. 
 

    E il terzo dovere dei prescelti dalla Santissima Vergine è descritto nei termini seguenti: «Sono sottomessi e obbedienti alla Santissima Vergine, in qualità di loro buona Madre, sull’esempio di Gesù Cristo, che, dei trentatré anni vissuti sulla terra, impiegò trenta a glorificare Dio suo Padre attraverso una perfetta e intera sottomissione alla sua santa Madre» 17. 
 

    In questo modo, secondo l’esortazione di San Paolo, adotteremo i sentimenti e le disposizioni di Cristo Gesù 18.
    
    Egli si fece obbediente al Padre suo; ma, per quanto riguarda i suoi atti esteriori e umani, per la maggior parte della sua vita manifestò questa obbedienza al Padre nella persona della sua Santissima Madre. E poiché anche noi, anche se in modo diverso, abbiamo accettato liberamente la condizione di schiavi d’amore, vogliamo umiliarci e renderci obbedienti a Dio e a Maria fino al massimo possibile e fino alla morte; a Dio, sì, ma in e per Maria. 


   «Perché noi la amiamo, e la dipendenza è così tanto nella linea dell'amore! A coloro che amiamo veramente, nella stessa misura in cui li amiamo, non sapremmo negare nulla. L’amore crea il diritto alla dipendenza laddove non esiste per altri motivi. Ecco perché, di per sé, il nostro vero, profondo, tenero e rispettoso amore per la nostra divina Madre fa della totale dipendenza un dovere per noi. E, d’altra parte, è così che Gesù ha inteso l’amore e ce l’ha imposto: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama… Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando» 19. 
 

    Pertanto, questo atteggiamento di totale dipendenza e di assoluta obbedienza alla nostra amata Madre e Sovrana è perfettamente giustificato, ed è in qualche modo obbligatorio per noi, figli e schiavi della Madonna. 


    «Abbiamo incontrato persone che hanno trovato in questa pratica un orientamento preciso per la loro vita, e un mezzo decisivo di santificazione; persone che senza sosta, per così dire, rivolgevano a Nostra Signora questa domanda: Madre, cosa vuoi che faccia? 

   
   Facciamole spesso questa domanda anche noi; ascoltiamo con semplicità e lealtà la sua risposta e cerchiamo soprattutto di attuarla con fedeltà e coraggio. Questa pratica produrrà incredibili cambiamenti nella nostra vita. 

   

   Poiché però bisogna attentamente evitare ogni equivoco su questo punto, dobbiamo studiare in vari capitoli i diversi modi in cui la Santissima Vergine ci darà la sua risposta. 

 

Ecco come SLM propone mettere in pratica questo atteggiamento di dipendenza e obbedienza: 

 

[259] Perché l'anima si lasci veramente guidare da questo spirito di Maria, deve compiere quanto segue. 

1) Prima dell'azione ­ per esempio prima della meditazione, della celebrazione o ascolto della santa Messa, prima della comunione...­ bisogna rinunciare allo spirito proprio, al proprio modo di vedere e di volere. Infatti, le tenebre del nostro spirito e la malizia del nostro volere e operare, per quanto possano apparirci buoni, se assecondati, frappongono ostacolo al santo spirito di Maria. 

2) Bisogna consegnarsi allo spirito di Maria, per essere mossi e guidati secondo il suo volere. Bisogna mettersi docilmente fra le sue mani verginali, come uno strumento fra le mani dell'operaio, come un liuto fra le mani di un abile suonatore. Bisogna perdersi e abbandonarsi in lei, come una pietra che si getta nel mare. Ciò si fa semplicemente e in un istante con una sola occhiata dello spirito e un lieve movimento della volontà, o anche con una breve frase, per esempio: “Rinuncio a me e mi dono a te, mia cara Madre”. Benché non si provi nessuna dolcezza sensibile in tale atto di unione, esso rimane vero, cosi come rimane vero che apparterrebbe al demonio uno che dicesse ­ Dio non voglia! ­ “mi do al demonio” con la stessa sincerità, benché non avverta nessun cambiamento sensibile.  

3) Di tanto in tanto, durante e dopo le azioni, bisogna rinnovare il medesimo atto di offerta e di unione. Tanto più frequentemente ciò avviene e tanto più presto si giunge alla santità e all'unione con Cristo. Tale unione segue sempre necessariamente quella con Maria, perché lo spirito di Maria è lo spirito di Gesù. 

   

2. Tutto con Maria: agire imitando Maria. 
 

[260] Bisogna compiere le proprie azioni con Maria. Bisogna cioè agire guardando a Maria come al modello perfetto di ogni virtù e santità41, plasmato dallo Spirito Santo42 in una semplice creatura, perché lo imitassimo secondo le nostre povere capacità43. In ogni azione, dunque, dobbiamo chiederci come l'ha compiuta o la compirebbe Maria se fosse al nostro posto. A tale scopo dobbiamo studiare e meditare tutte le grandi virtù da lei esercitate nel corso della sua vita. In modo particolare: 

1. La fede viva con la quale credette senza esitare alla parola dell'angelo. E credette fedelmente e con costanza fino ai piedi della croce sul Calvario. 

 posto. 

3. La purezza del tutto divina, che non ebbe e non avrà mai l'uguale sulla terra. 

Lo ripeto ancora. Si ricordi che Maria e il grande ed unico stampo di Dio, atto a modellare immagini viventi di Dio, con poca spesa e poco tempo. Chi trova questo stampo e vi si getta dentro, viene presto trasformato in Gesù Cristo, che questo stampo rappresenta al naturale. 

   

3. Tutto in Maria: agire intimamente uniti a Maria. 

​

[261] Bisogna compiere le proprie azioni in Maria. 

Quali ricchezze e quale gloria! Quale piacere e quale felicita poter entrare e rimanere in Maria, dove l'Altissimo ha posto il trono della sua gloria suprema! 

[263] Purtroppo, quanto e difficile a peccatori come noi avere il permesso, la capacita e la luce per entrare in un luogo così alto e santo, custodito non già da un cherubino, come l'antico paradiso terrestre, ma dallo stesso Spirito Santo, che ne e diventato il padrone assoluto. Di Maria egli dice: “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata”45. Maria e un giardino chiuso! Maria e fontana sigillata! I miseri figli di Adamo ed Eva, cacciati dal paradiso terrestre, possono entrare in quest'altro soltanto per una grazia speciale dello Spirito Santo che devono meritare. 

​

​

Hupperts:
 

     Dopo tutto questo trambusto e questo baccano di combattimento, occupiamoci ora, in benefica varietà, di considerazioni che sono più tranquille e anche più attraenti per molte anime, considerazioni che sono immediatamente e direttamente legate all’amore di nostra Madre, e hanno per oggetto una delle manifestazioni più pure di questo amore, cioè, la vita di unione con Lei, che è quello che Montfort chiama, nelle pratiche interne, lavorare e vivere «in Maria». 

    Ai cristiani, specialmente a quelli che vogliono applicarsi ad una vita spirituale più perfetta, si raccomanda spesso di ricordare la presenza di Dio e di vivere in questa presenza: « Cammina alla mia presenza e sii perfetto», raccomandava il Signore ad Abramo 20. Come se Dio volesse dire: «Se rimani in mia presenza, sarai perfetto». E sappiamo che la vita spirituale, nel suo stato più elevato ma senza escludere gli altri, è innanzitutto una vita di molto profonda e intima unione con Dio. 

Il nostro Padre de Montfort, come ricordavamo, ha «marianizzato» tutti gli aspetti della vita cristiana. E siccome non poteva essere altrimenti, ha dato piena attenzione a questo punto di vista della vita di unione in quanto tale. Perciò ci insegna a vivere in compagnia e alla presenza della nostra amatissima Madre, in unione con lei, un’unione che, come ci assicura, porta a una stretta unione con Cristo e con Dio. Perché quando si leggono attentamente i testi di San Luigi Maria sull’argomento, non si può dubitare che ciò che ci chiede qui è di pregare, lavorare, soffrire e vivere in unione spirituale con la Beata Vergine. E poiché questa unione non è né esteriore né superficiale, parleremo di una vita «in» Maria, e non solo insieme a Lei. 

     Non ci facciamo illusioni sulla difficoltà del tema che tratteremo, il più difficile di cui abbiamo parlato finora. L’Autorità suprema della Chiesa, nella persona di Benedetto XV, raccomandava ai Montfortani di «spiegare con cura ai fedeli» l’importantissimo libro della «Vera Devozione», che il nostro santo Fondatore ci ha lasciato. La difficoltà dei testi che dobbiamo commentare non è un motivo per astenerci. Al contrario. È solo un motivo in più, sia per te che leggi queste pagine, sia per me che le scrivo, per rivolgerci con maggiore intensità a Nostra Signora della Sapienza, affinché Ella ci assista con le sue grazie e le sue ispirazioni. 

    Ricordiamoci, d’altra parte, che se la scienza filosofica e teologica può essere utile per capire le cose di Dio, lo spirito di preghiera e di raccoglimento, e soprattutto la semplicità e uno spirito di fanciulli lo sono ancora di più: « Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché questo è il tuo volere» 21. 

Notiamo ancora: non è indispensabile capire per agire. Quante anime vivrebbero della presenza della Santissima Trinità in se stesse, se per vivere di essa dovessero aspettare di penetrare questo mistero? Conclusione: è incontestabilmente utile cercare la spiegazione dottrinale dell’affascinante pratica mariana di cui parleremo. Ma per viverla fruttuosamente la comprensione teologica non è indispensabile. La stessa pratica, come vedremo, è semplice e si trova, in un certo senso, alla portata di tutte le anime di buona volontà. 

     Per concludere questo capitolo offriamo i testi preziosi che dovremo commentare nei seguenti articoli. Rivediamoli con rispetto, umiltà e spirito di preghiera. 

Illustrando la condotta reciproca di Rebecca e Giacobbe, che prefigura i rapporti della Santissima Vergine con i suoi figli, Montfort scrive: «Essi sono sedentari e vivono in casa con la loro madre: vale a dire, amano la vita ritirata, vivono di vita interiore, si dedicano alla preghiera, ma sull’esempio ed in compagnia della Madre loro, la Santa Vergine, la cui gloria è interiore e che durante tutta la sua vita, ha amato assai la vita ritirata e la preghiera.… Qualsiasi cosa apparentemente grande compiano nella vita esteriore, stimano molto di più quelle che compiono dentro di sé, nella loro interiorità, in compagnia della Santissima Vergine» 22. 

    Trattando, nello stesso libro, della terza pratica interiore della vita mariana, San Luigi Maria sembra riferirsi quasi esclusivamente all’unione mistica, quindi percepita e sperimentata, con la Santissima Vergine, di cui parleremo più tardi. Non dà nessuna spiegazione. Dopo aver descritto, in una magnifica pagina, le bellezze del vero Paradiso terreno e le ricchezze del Tabernacolo di Dio, Maria esclama strappato: «Oh! quali ricchezze! Oh! quale gloria! Qual piacere! quale felicità poter entrare e rimanere in Maria, in cui l’Altissimo ha posto il trono della sua suprema gloria!». E poco oltre: «Dopo aver ottenuto questa grazia insigne per mezzo della fedeltà, bisogna restare nella bella interiorità di Maria con compiacenza, riposarvisi con fiducia, nascondervisi in sicurezza e perdervisi senza riserve » 23. 


    In «Il Segreto di Maria» Montfort sembra mantenersi più sulla via ascetica ordinaria, e scrive con un linguaggio più accessibile a un gran numero di anime: « Bisogna fare ogni cosa in Maria; bisogna cioè abituarsi, a poco a poco, a raccogliersi in se stessi, per formarvi una piccola idea od immagine spirituale di Maria. Ella sarà per l'anima l'Oratorio per potervi fare tutte le sue preghiere a Dio …, la Torre di Davide dove mettersi al sicuro contro tutti i suoi nemici; la Lampada accesa per illuminare tutto il suo interiore e infiammarlo di amore divino; il sacro Tabernacolo per vedere Dio con Lei; Maria, finalmente sarà per quest'anima il suo unico Tutto presso Dio e il suo rifugio universale. Se prega, pregherà in Maria; se riceve Gesù nella Santa Comunione, lo deporrà in Maria perché vi si compiaccia; se opera, opererà pure in Maria, e dappertutto e in tutto farà atti di rinuncia di se stessa » 24

   Tra agire e capire c’è una reciproca reazione: agendo potremo capire meglio, e comprendendo meglio agiremo con più ardore e fedeltà. 

​

 

II 
Presenza spirituale 

 

Prima di arrivare all’esposizione di questo aspetto così attraente della vita mariana, è della massima importanza chiederci se e in che senso questa presenza di Maria accanto a noi ed in noi sia una realtà, o se non sia piuttosto una pia immaginazione, mantenuta per nutrire la nostra pietà. Cercheremo di rispondere a questa domanda. Questa risposta deve fornirci il fondamento dottrinale della pratica della vita in presenza di Nostra Signora. 

 

Cosa qui deve essere escluso 

​

    Qui dobbiamo guardarci attentamente da ogni esagerazione e da ogni affermazione errata o infondata. La vita mariana non ha bisogno di bugie o di esagerazioni. Solo la verità può esserci utile e santificarci 25. 
 

Per fare questo, dobbiamo prima di tutto determinare chiaramente di cosa qui non si tratta. 

​

    Solo Dio è realmente dappertutto a motivo della sua Essenza, del suo Potere di azione e della sua Presenza o sguardo. Dio riempie l’universo con il suo Essere, che è infinito. È dappertutto per il suo Potere, perché nessuna creatura può compiere un atto, di qualunque natura sia, né l’esistenza di nessun essere può cominciare o proseguire, senza l’influenza positiva ed attuale della Divinità. Ed è anche ovunque perché tutte le cose, sia le più potenti e formidabili sia le più umili e minime, sono allo scoperto davanti al suo sguardo che, in fondo, non è diverso dal suo Essere, come del resto il suo Potere. 


    La Santissima Vergine, al contrario, è una creatura. Pertanto, Ella è limitata e finita nel suo essere, nelle sue potenze e nei suoi atti. Nel corpo e nell’anima può essere solo in un luogo alla volta, ordinariamente in cielo o dovunque voglia presentarsi con la sua luminosa corte di angeli e beati. 
 

    Per Gesù in quanto uomo esiste, a parte ciò che diremo più tardi, una presenza sostanziale del tutto speciale, la presenza eucaristica. Gesù, in quanto uomo, è dove ci sono ostie consacrate e vino consacrato, perché tutta la sostanza del pane consacrato diventa la sostanza inalterata del Corpo di Gesù, e tutta la sostanza del vino consacrato diventa la sostanza inalterata del Sangue di Cristo, in modo che la sua Carne ed il suo Sangue consacrati si trovano, rispetto alle specie di pane e di vino, nella stessa relazione che il contenuto ha rispetto al contenitore. Pertanto, il suo Corpo ed il suo Sangue sono realmente e sostanzialmente presenti sotto le apparenze o, come si dice in filosofia, «gli accidenti» del pane e del vino. Appare evidente che con la Santissima Vergine non accade nulla di simile e che la presenza eucaristica è assoluta ed esclusivamente propria di Cristo, suo divino Figlio. 

 

Come concepire la presenza mariana? 

 

   Come possiamo dunque concepire la presenza della Santa Vergine vicino a noi, e in un certo senso in noi, se si può ancora parlare di una vera presenza qui? 


    Qui dobbiamo riflettere con calma. Di solito pensiamo solo alla presenza tra gli esseri umani, tra gli esseri umani come attualmente vivono insieme sulla terra. Dobbiamo renderci conto che, oltre a questo, c’è una vera presenza spirituale, più reale e più forte della presenza materiale, la presenza umana ordinaria. Tutto questo ci diventerà più chiaro ed evidente se vi dedicheremo un po’ di riflessione. 
 

   Nella situazione attuale in cui viviamo sulla terra, diciamo che qualcuno è vicino a noi, in nostra presenza, quando si trova insieme a noi nello stesso porzione, più o meno vasta, di spazio, sullo stesso piano, nella stessa auto, nello stesso autobus, nello stesso posto. Notiamo subito che questa presenza materiale non ha valore per noi, e non è veramente reale, se la persona in questione non cade sotto la percezione dei nostri sensi. Supponiamo che io incontri un amico nella stessa prigione, in due celle adiacenti, e che io viva a pochi metri di distanza da lui, ma che, a causa di un muro spesso che ci separa, non ci sia nessun contatto tra me e lui e non possiamo vederci, né parlarci, né ascoltarci... Non diremo in questo caso che siamo fianco a fianco, che viviamo l’uno in presenza dell’altro. 
 

    Al contrario, diciamo che qualcuno è vicino a noi o ci è presente quando è sotto la percezione dei nostri sensi, quando possiamo toccarlo, ascoltarlo o vederlo. Accompagno un amico o un familiare alla stazione. Finché posso afferrare la sua mano o sentire la sua voce, è vicino a me. Anche quando il treno è in marcia, finché posso vederlo e fargli cenni, la separazione non è completa. Ma quando il suo ultimo saluto sarà divenuto invisibile, quando con il treno sparirà la sua sagoma dal mio sguardo, questo familiare o questo amico se n’è andato: non è più presente, ma assente
 

    E si noti che questa presenza corporea è tanto più preziosa e reale, quanto più nitida e immediata è la percezione per i sensi. Non ci fa lo stesso effetto vedere i nostri cari a un chilometro di distanza o sentire la loro voce da lontano, che averli davanti agli occhi e godere immediatamente della loro conversazione. 

Continuiamo a riflettere. C’è presenza reale quando qualcuno è sotto la percezione dei nostri sensi, che sono organi materiali di conoscenza, i mezzi corporei per conoscere e percepire le cose. Salta dunque agli occhi che potremmo parlare di presenza spirituale tra due esseri, quando questi due esseri sono sotto la portata reciproca delle loro facoltà di conoscenza spirituale, quando questi due esseri possono spiritualmente «vedersi», percepirsi, quando possono contemplare e seguire reciprocamente la loro attività, anche interiore, il che sarebbe, evidentemente, qualcosa di molto più prezioso che vedersi, ascoltarsi o toccarsi per i sensi, gli occhi, le orecchie o le mani. 
 

    E se andiamo avanti con le nostre riflessioni, ci sarà chiaro che questo tipo di vera presenza spirituale deve esistere. Altrimenti, come potrebbero gli angeli essere vicini l’uno all’altro e godere della loro presenza reciproca? Non possono essere vicini l’uno all’altro per il contatto con le stesse dimensioni dello spazio, poiché, non avendo corpo, non possono trovarsi in questo o quel luogo come noi. Non possono vedersi, ascoltarsi o toccarsi, poiché, passivamente, non hanno un corpo che possa essere visto, ascoltato o sentito, e non hanno attivamente il senso visivo, uditivo o tattile per realizzare queste percezioni: non hanno né occhi per vedere, né orecchie per ascoltare, né mani per palpare. 
 

   E come possono le anime dei defunti, finché non si riuniscono con i loro corpi, essere presenti l’una all’altra, perché prive di ogni presenza materiale o corporale, di ogni percezione e contatto per mezzo dei sensi? Pertanto, ci deve essere una presenza puramente spirituale che supera la presenza materiale tanto quanto lo spirito si eleva al di sopra del corpo. 
 

   Questa presenza spirituale consisterà nel fatto che due esseri, in modo spirituale, si conoscano, si vedano, contemplino reciprocamente i loro atti, anche interiori, si manifestino e si rivelino reciprocamente le loro azioni e la loro vita intima. Consisterà anche nel fatto che questi esseri operino gli uni sugli altri e si influenzino a vicenda. Questa presenza spirituale non può verificarsi perfettamente tra esseri umani che vivono in questo mondo, perché in questa vita ogni conoscenza e ogni percezione, come in generale ogni influenza, è subordinata in qualche misura a funzioni sensibili e corporali, e non esiste per noi una percezione spirituale diretta delle realtà sovrasensibili. In questa vita ogni vista e conoscenza, e ogni comunicazione con gli altri, non può essere fatta che con l’aiuto dei sensi esterni o interni, e quindi non può esercitarsi a una certa distanza. Dopo la nostra morte, anche dopo la risurrezione dei nostri corpi, questo tipo di presenza e di unione spirituale con gli angeli e con gli altri beati sarà possibile e reale. Ma con la santa Umanità di Gesù e anche con la nostra divina Madre, questa unione spirituale reale può essere vissuta e realizzata, in una certa misura, già da questa terra. Gesù ci invita a cercare e a praticare questa unione con Lui: «Rimanete in Me, e Io in voi» 26. 


   Nel prossimo capitolo cercheremo di spiegare come e in quale misura si possano realizzare in questo mondo questa presenza e unione reciproche con la Santissima Vergine. 
 

​

III 
La Santissima Vergine ci vede e ci segue 

 

Nella Santissima Vergine si realizzano queste due modalità nei nostri confronti. 
 

1º Prima di tutto Ella è vicina a noi, e in un certo senso in noi, perché Ella ci vede e ci considera in modo molto chiaro e continuo in Dio.  

 

    Non potremmo dubitarne: la Santissima Vergine ci vede realmente, non con gli occhi del corpo, ma con lo sguardo dell’anima. Vede tutto quello che succede in noi e intorno a noi. Non le sfugge nessun nostro gesto, nessuna parola, nessun sguardo, nessun pensiero, nessuna emozione, nessun atto della nostra volontà. Essa vede dunque non solo ciò che è percettibile dai sensi o può dedursi da questa percezione, ma anche ciò che è direttamente alla portata della sua anima, umanamente parlando, e questo è senza dubbio già molto. 
 

2º Ma la nostra divina Madre vede su tutto quello che accade in noi e intorno a noi, perché contempla la Divinità faccia a faccia, e nella Natura divina conosce tutto quello che può interessarle; poiché non dobbiamo dimenticare che la Divinità non è solo l’Essere infinito, ma anche l’Idea vivente, l’Immagine sostanziale, il Pensiero infinitamente perfetto, in cui Dio e coloro che Egli chiama alla sua gloria conoscono tutti gli altri esseri molto più chiaramente e perfettamente che se li considerassero in se stessi. Per questo Maria vede chiaramente e continuamente nell’Essere divino tutto ciò che desidera conoscere, tutto ciò che le interessa, soprattutto tutto ciò che deve sapere come Madre di Dio, come Socia universale di Cristo, come Regina del Regno di Dio, e più ancora tutto ciò che Ella deve conoscere per compiere la sua sublime missione di Corredentrice e Madre degli uomini, di Mediatrice universale della grazia e Santificatrice delle anime, di Avversaria personale di Satana e Generale degli eserciti di Dio, che incessantemente deve condurre alla battaglia e alla vittoria. 
 

   A volte si è pensato che fosse possibile, e necessario, dubitare di questa onniscienza della Santa Vergine riguardo a tutto ciò che ci riguarda. «Credevo che solo Dio conoscesse i pensieri e i sentimenti segreti degli uomini», abbiamo sentito dire più di una volta. Sì, è vero, Dio solo da se stesso, ma al di fuori di lui anche tutti coloro ai quali vuole concedere questa vista e questa conoscenza, cioè a coloro ai quali è necessario o conveniente penetrare nella vita intima degli uomini, tra i quali contiamo senza dubbio la santa Umanità di Gesù e la sua divina Madre. 

I beati del cielo vedono in Dio tutto ciò che gli ispira un interesse particolare. Non vedono ogni foglia che trema, ogni fiore che si apre, ogni animale che si muove sulla terra; perché tutto ciò non può dare loro una gioia speciale, né essere utile per la missione che resta loro da compiere. Ma i santi vedono in Dio tutto ciò che è necessario o utile sapere per aiutare coloro che li pregano. I nostri cari defunti, se sono già entrati nella gloria, vedono nella Natura divina tutto ciò che ci accade, perché il nostro destino, la nostra condotta e la nostra felicità sono di grande interesse per loro. E secondo questo principio della Teologia, è evidente che la santissima Madre di Gesù vede tutto quello che succede in noi, e anche quello che succede intorno a noi, per quanto ci riguarda. 
 

    Lei è nostra madre. Madre con una maternità mille volte più reale e preziosa della maternità ordinaria. Ed è per questo che vuole sapere tutto dei suoi figli e tutto quello che succede loro: tristezza e gioia, lotta e tentazione, fallimenti e progressi, prosperità e tribolazioni. Inoltre, lei deve sapere tutto questo. Come nostra Madre spirituale, Lei deve prendersi cura della nostra vita soprannaturale, difenderla, mantenerla, svilupparla e portarla alla sua pienezza. Ora, non potrebbe compiere questa missione se non conoscesse tutto ciò che riguarda questa vita, tutto ciò che, in un modo o nell'altro, può influenzarla; cioè, praticamente tutto ciò che ci succede. 
 

    Lei è la nostra Avvocata, la nostra Mediatrice e la Distributrice di tutte le grazie. È ovvio che per adempiere a questo compito che Dio le ha affidato, è necessario che lei conosca tutte le nostre necessità in ogni momento, le nostre disposizioni, le nostre difficoltà e tentazioni, i nostri pensieri e sentimenti, in una parola, tutto ciò che è in noi e ci appartiene, in modo che possa darci a tempo debito le grazie e gli aiuti di cui abbiamo bisogno. 
 

   Ed è Regina, Regina degli uomini, Regina soprattutto di ciò che è interiore, spirituale e soprannaturale nell’uomo, Regina delle anime, Regina dei cuori. E non c’è dubbio che è estremamente conveniente per una regina, per questa regina soprattutto, sapere tutto quello che succede nel suo regno. 

Così la Madonna mi vede chiaramente e incessantemente, me e tutto ciò che penso e faccio. E proprio per questo è spiritualmente e realmente accanto a me, e in un certo senso in me, poiché il suo sguardo penetra nelle profondità più profonde del mio essere, nella mia intelligenza, nella mia volontà e nella sostanza stessa della mia anima. E quando penso a Lei, quando la guardo e fisso gli occhi della mia anima su di Lei, il cerchio si chiude, il contatto si stabilisce, e allora io sono vicino a Lei e Lei è vicina a me. E se penso abitualmente a Lei, e guardo abitualmente a Lei, e vivo abitualmente con Lei, sono abitualmente alla Sua presenza, vivo abitualmente unito a Lei27. Si può dire allora che Ella è sempre accanto a me e io accanto a Lei. 
 

   Qui però non bisogna farsi illusioni. 

   
    Ma da parte nostra, questa presenza, questa «convivenza» lascia necessariamente molto a desiderare: siamo ancora «in via», sulla terra, e non in cielo! 

1º Non vediamo direttamente e immediatamente la Santissima Vergine, come Ella ci contempla. La vediamo o pensiamo a Lei nell’immagine speculare della fede. Un’immagine, in uno specchio, non è sempre molto fedele. Ma anche se lo fosse, è sempre indiretta e quindi imperfetta. 
 

2º In secondo luogo, io non posso pensarla e guardarla continuamente e senza sosta, mentre Ella mi è unita senza interruzione. Ciò è impossibile anche ai maggiori santi, salvo nel caso di un intervento speciale di Dio. 
 

3ºâ€¯In terzo luogo, la mia visione della Madre di Gesù, purtroppo, sarà sempre superficiale, un po’ vaga, senza sufficiente chiarezza e profondità. Lei mi penetra in profondità, mentre io la vedo solo in modo difettoso. Non posso penetrare nelle profondità di luce, d’amore e di vita che il Signore ha scavato in Lei, il suo capolavoro. Come tutto questo deve farci sospirare il cielo, dove potremo leggere senza fine nell’anima santa, radiosa e totalmente divinizzata di nostra Madre, e rimanere così fissi in un rapimento d’amore! 
 

    Ma nonostante tutte le imperfezioni che abbiamo appena segnalato, non è meno certo che rimangono tutte le condizioni indispensabili per poter parlare di una vera presenza spirituale della Santa Vergine vicino a noi e in noi, e di un’unione inconfutabile. Sta a noi rafforzare e intensificare costantemente questa unione con uno sguardo frequente dell’anima e con un intimo rapporto d’amore. 

 

 

[264] Dopo aver ottenuto con la propria fedeltà questa grazia eccezionale, bisogna abitare nel bell'interno di Maria con compiacenza, in esso riposarsi in pace, appoggiarsi con fiducia, nascondersi con sicurezza e perdersi senza riserva. Così, in questo seno verginale, l'anima: 
 

1) sarà nutrita con il latte della sua grazia e della sua materna misericordia; 

​

2) troverà liberazione da turbamenti, timori e scrupoli; 

​

3) rimarrà al sicuro da ogni nemico: dal demonio, dal mondo e dal peccato, ai quali non è mai stato consentito di entrarvi. Per questo ella dice: “Chi compie le mie opere non peccherà”  

Ciò significa che non commetterà peccato considerevole chi rimane spiritualmente nella santa Vergine. 

​

4) sarà formata in Gesù Cristo e Gesù Cristo sarà formato in lei, perché il seno di Maria ­ avvertono i Padri ­ è la sala dei misteri divini, in cui sono stati formati il Cristo e tutti gli eletti: “L'uno e l'altro è nato in essa”. 

   

4. Tutto per Maria: agire al servizio di Maria. 
 

    [265] Infine, bisogna compiere tutte le proprie azioni per Maria. 

Infatti, chi si è dedicato completamente al suo servizio, è giusto che compia tutto per lei come farebbe un domestico, un servo ed uno schiavo. 
 

    Questo non vuol dire che Maria viene considerata come l'ultimo fine del nostro servizio. Questo fine ultimo è solo Gesù Cristo. Si prende invece Maria come fine prossimo, ambiente misterioso e mezzo facile per incontrarlo. 

   
    Da buon servo e schiavo, non bisogna starsene in ozio. Si deve, al contrario, ­ con la sua protezione ­ intraprendere e realizzare cose grandi per questa augusta sovrana. Bisogna sostenere i suoi privilegi quando sono contestati, difendere la sua gloria quando viene denigrata, attirare tutti ­ in quanto è possibile ­ al suo servizio e a questa vera e solida devozione. Bisogna parlare e gridare contro coloro che abusano della sua devozione per oltraggiarle il Figlio e nello stesso tempo, bisogna stabilire questa vera devozione. In ricompensa di tali piccoli servizi non si deve pretendere altro che l'onore di appartenere ad una principessa così amabile e la felicita di essere da lei uniti a Gesù, suo Figlio, con un vincolo indissolubile nel tempo e nell'eternità!  

 

    Gloria a Gesù in Maria! Gloria a Maria in Gesù! Gloria a Dio solo! 

​

    Nel capitolo precedente abbiamo visto che San Luigi Maria di Montfort introduce anche la Madonna tra le finalità della nostra vita, e ci chiede di fare tutto per Lei come fine più immediato e per la gloria di Dio come fine supremo. Nulla ci impedisce di perseguire contemporaneamente questo duplice fine. Vivere per la glorificazione della Santissima Vergine e per le sue intenzioni ci farà ottenere in modo perfetto la più grande gloria di Dio. 
 

    A certe persone questo aspetto della vita mariana potrà sembrare insolito e ingiustificato. Per questo risponderemo alla seguente domanda: Per quali motivi posso o devo, in una certa misura, prendere Maria come fine subordinato della mia vita, e realizzare tutte le mie azioni per Lei? 

 

Il nostro amore per lei 

 

    Prima di tutto, vivere, lavorare, pregare, soffrire, lottare e morire per la Madonna è del tutto normale quando la si ama con un grande amore; e tutti noi vogliamo tendere all’amore più puro ed elevato verso la Santissima Vergine Maria. 

     

    Ma l’amore, oltre all’unione con l’essere amato, non sente il bisogno imperioso, come un sogno incessantemente accarezzato, di fare tutto per colui o per colei che è oggetto di questo affetto? Certamente per l’amore umano ordinario questo sogno è in gran parte irrealizzabile e chimerico. Che vantaggio può trovare un uomo, sul piano naturale, nel fatto che un’altra persona orienti verso di lui tutta la sua attività esterna ed interiore, tranne questa, che tale lavoro soddisfi i bisogni dei suoi cari? Ma è evidente che, nonostante ciò, il bisogno di vivere per l’amato è uno degli istinti più profondi ed ugualmente più elevati dell’amore. E ciò che in parte è solo un sogno irrealizzabile per l’amore umano, diventa una pura e preziosa realtà nel nostro amore per Dio e per la Vergine Santissima. È già in sé una glorificazione per Lei, che in tutte le mie azioni la tenga davanti ai miei occhi come fine subordinato della mia vita. A ciò si aggiunga che ogni azione fatta in stato di grazia, o anche solo sotto l’impulso della grazia attuale, accresce realmente la gloria della Madonna e arricchisce la gioia accidentale della sua anima. Perché questa azione è fatta sotto l’influsso della grazia, che dopo Dio e Gesù viene sempre da Maria. Ogni buona azione è una gioia per la Madre di Gesù e la Madre delle anime; ogni atto virtuoso è un frutto della sua Corredenzione, un effetto della sua Mediazione di grazia; significa una vittoria, per quanto piccola, dell’Avversaria personale di Satana, e fa parte in definitiva del suo trionfo finale e totale contro il grande Nemico di Dio e delle anime. Pertanto non è assolutamente irragionevole «il profitto della gloria» di Maria, come consiglia Montfort: perché questo fine è realmente raggiunto e realizzato. 

 

I diritti della Vergine Santissima  

 

    Inoltre, ci sembra incontestabile che la Santissima Vergine abbia alcuni diritti da far valere qui, e che per più di un motivo sia altamente conveniente compiere le nostre azioni per il suo onore e la sua gloria. 
 

   Si finisce come si inizia. Ciò che costruiamo e produciamo è nostro e per noi. Un operaio può disporre a suo piacimento, per diritto naturale, del frutto del proprio lavoro. Dio è il fine ultimo e supremo di ogni essere e di ogni operazione, perché è anche il suo primo Principio e la sua Causa suprema. Ora, la Santissima Vergine è principio e causa, certamente subordinata ma reale, di tutto ciò che facciamo in stato di grazia, e anche di tutto ciò che realizziamo sotto l’ispirazione e con l’aiuto della grazia, perché Lei è la Mediatrice e Distributrice di tutte le grazie. È quindi giusto che tutte le nostre azioni soprannaturali —ed è soprannaturale tutto ciò che facciamo in stato di grazia, e anche in un certo senso tutto ciò che facciamo almeno sotto l’impulso della grazia attuale— siano destinate e realizzate per la loro glorificazione. 
 

   In un testo celebre San Paolo stabilisce il seguente ordine di appartenenza, e quindi di finalità: «Tutto è vostro; e voi di Cristo; e Cristo di Dio» 28. Senza dubbio possiamo qui inserire il nome della Santissima Vergine, che in quanto nuova Eva è inseparabile dal suo Figlio e Sposo divino, e completare così questa grande sentenza: «Tutto è vostro e per voi; e voi, di Cristo e di Maria, e anche per loro; e Cristo e Maria, di Dio e per Dio». Con molti teologi e santi possiamo credere che l’intero universo e tutti gli esseri spirituali e materiali, provvisti o meno di ragione, siano stati creati e mantenuti in vita per la gloria di Cristo, ma anche per la gloria di Maria; che quindi la Vergine Santissima è, dopo Cristo, il fine di tutta la creazione, uomini e angeli inclusi.
   

   Conviene che accettiamo, rispettiamo e realizziamo nella pratica, per quanto dipende da noi, questo ordine stabilito da Dio, e che quindi impieghiamo tutta la nostra vita e realizziamo tutte le nostre azioni per gloria di Dio come fine ultimo, e per glorificare Maria come fine secondario e mezzo perfetto di contribuire all’onore supremo di Dio. 

 

Il dovere dello schiavo d’amore 

 

   In terzo luogo, questa vita per Maria, come osserva giustamente nostro Padre, si impone come un dovere a coloro che si sono dati totalmente a lei attraverso la santa schiavitù d’amore. Lo schiavo, anche quello che ha scelto volontariamente questa condizione, appartiene al suo padrone con tutto ciò che ha e tutto ciò che è. Tutti i frutti di questa vita e della sua attività appartengono di diritto al proprietario di cui è la proprietà. Le sue azioni devono essere dirette al beneficio del suo padrone e tendere al suo profitto. In questo modo ci siamo consacrati totalmente, come schiavi d’amore, alla nostra amatissima Madre. Notiamo solo che la nostra appartenenza a Maria è molto più completa e radicale di quella di uno schiavo ordinario al suo padrone o padrona. Ci siamo dati a lei con tutto ciò che siamo e tutto ciò che possediamo, il nostro corpo e la nostra anima, i nostri beni di natura e di grazia, nel tempo e per l’eternità. Sarebbe inutile cercare umanamente un esempio di tale appartenenza, poiché lo schiavo apparteneva al suo padrone solo per quanto riguarda il corpo, secondo natura e al massimo fino alla morte. Perciò, se apparteniamo alla Beata Vergine in modo così profondo, universale e duraturo, è giusto che tutte le nostre azioni, tutte le manifestazioni della nostra attività spirituale e corporale, naturale e soprannaturale, siano rivolte a lei, siano compiute e offerte per il suo onore e la sua gloria, per il suo profitto e beneficio. E così è abbastanza naturale che San Luigi Maria di Montfort abbia registrato nel suo Atto di Consacrazione questa pratica e questa conclusione: «Proclamo che d’ora in poi voglio, come vostro vero schiavo, cercare il vostro onore e obbedirvi in ogni cosa». Il prodotto di un campo appartiene al suo possessore, e i frutti dell’albero appartengono di diritto al suo proprietario. 
 

   Così il nostro Padre di Montfort trae legittimamente la conclusione dalla nostra santa schiavitù alla Madre di Dio. San Paolo lo aveva già detto molto prima di lui, riferendosi alla propria schiavitù a Cristo. Egli ragiona così: «Cerco forse il favore degli uomini o quello di Dio? O cerco forse di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei più servo di Cristo » 29. Se compiamo le nostre azioni per gli uomini, o per noi stessi; in altre parole, se nelle nostre azioni cerchiamo noi stessi o altre creature, non saremo degni schiavi di Gesù e di Maria. I nostri atti devono solo perseguire il loro onore e il loro profitto. Questo significa aver capito cos’è la schiavitù d’amore. 
 

    Per noi sarà un’eccellente pratica esaminare spesso la nostra coscienza, come san Paolo, e chiederci  —mentre agiamo— se stiamo cercando di piacere a Dio e alla sua dolce Madre, o agli uomini e a noi stessi; e, se necessario, correggere e modificare coraggiosamente le nostre intenzioni. 

IV 
La pratica 

 

   Dopo alcune considerazioni generali, tra cui l’importanza della finalità nella nostra vita spirituale, abbiamo parlato finora dei motivi che devono renderci accettabile, desiderabile e quasi obbligatoria la vita «per Maria». Arriviamo ora all’esposizione della pratica in se stessa. Vorremmo sviluppare un po’ i consigli di San Luigi Maria di Montfort su questo tema. 

​

    Ci sono due modi di vivere e di agire per la Vergine Santissima: innanzitutto, fare tutto semplicemente per amore di Lei, per il suo profitto e la sua gloria; e poi, orientare tutta la vita alla glorificazione della Madonna a beneficio delle anime, al suo regno nel mondo, e quindi agire piuttosto in uno spirito apostolico. Per il momento ci occuperemo della vita di Maria nel primo modo, 
 

Cosa dobbiamo evitare 

 

   Il primo consiglio di nostro Padre di Montfort è negativo. Non per questo è meno importante. «Quest’anima deve rinunciare, in tutto quello che fa, al suo amor proprio, che quasi sempre, in modo impercettibile, viene preso come fine» 30.

   

    Abbiamo dunque prima di tutto questa severa —ma purtroppo giusta!— osservazione di un grande conoscitore delle anime: che se non siamo attenti e non reagiamo costantemente, prendiamo quasi sempre noi stessi, in modo disordinato, come fine delle nostre azioni. Purtroppo molte persone non se ne rendono conto. Anche molte «persone pie» vivono nell’illusione a questo proposito. Ma un serio e abituale esame di coscienza, specialmente sul movente segreto e ultimo delle nostre azioni, ci porterà alla triste constatazione che la sensualità, l’amore per le nostre comodità, la vanità, l’orgoglio, il desiderio di piacere, ecc., è ciò che molto spesso ci fa agire: come un verme nascosto, rosicchia le nostre azioni migliori e le rovina completamente o quasi. Perciò dobbiamo essere convinti fin dall’inizio che è necessaria qui un’estrema vigilanza, se non vogliamo rovinare gran parte delle nostre azioni e della nostra vita. 

  

   Questo consiglio include anche, naturalmente, che dobbiamo saper rinunciare al desiderio di piacere alle altre creature. Infatti, quando prendiamo una qualsiasi creatura come fine delle nostre azioni, stiamo solo cercando di soddisfare noi stessi, perché in queste creature cerchiamo in definitiva la nostra soddisfazione sensibile o spirituale. 

  

   Dopo esserci convinti del grande pericolo in cui ci troviamo nel compiere le nostre azioni quasi impercettibilmente per amor proprio, per ricerca di noi stessi, dobbiamo sforzarci di sottrarci a queste miserabili preoccupazioni. Non facciamo nessuna azione solo o principalmente per soddisfare i nostri sensi, per esempio nel mangiare o nel bere. Non rinunciamo mai a nessuna azione per la sola ragione che disturba e crocifigge i nostri sensi, come, per esempio, visitare i poveri e i malati. Non parliamo o agiamo per essere visti e lodati dagli uomini, per ricevere la loro approvazione e la loro lode. Non lavoriamo per guadagnare denaro, almeno non senza riferire questo fine ignobile a un fine superiore, come, per esempio, il mantenimento della nostra famiglia secondo i piani di Dio. Nella preghiera non cerchiamo la nostra soddisfazione, nemmeno per mezzo di consolazioni spirituali. Non avventuriamoci nel labirinto dei mille sentieri in cui il nostro amor proprio vuole condurci. Né è chiedere troppo, dal punto di vista cristiano in generale, che prima di ogni azione più importante rinunciamo ad ogni intenzione meno nobile, alla ricerca sconsiderata di noi stessi, in qualunque forma si possa presentare. Questo consiglio di San Luigi Maria di Montfort è quindi di grande importanza. 

  

   È quello che nella spiritualità si chiama «purezza d’intenzione». Essa esige che, anche quando la nostra intenzione predominante è buona e retta, non ci lasciamo influenzare da tutta una serie di intenzioni secondarie poco lodevoli. Possiamo cricevere la Santa Comunione principalmente per amore di Gesù, per piacere alla Santissima Vergine e per nutrire spiritualmente la nostra anima, ma allo stesso tempo anche un po’ per essere visti e stimati dagli uomini, o da una persona in particolare. Possiamo andare a tavola con l’intenzione principale della gloria di Dio, ma anche un po’ per soddisfare la nostra gola. La nostra divina Madre dovrà risvegliare qui la nostra attenzione e aiutarci a rinunciare ad ogni fine poco nobile che potremmo perseguire nelle nostre azioni, anche in modo secondario, per portarci a poco a poco ad una purezza di intenzioni totale e perfetta in tutte le nostre azioni. 

 

Cosa dobbiamo fare 

 

   Questa pratica, considerata nel suo aspetto positivo e più alto, è molto semplice e allo stesso tempo molto bella e attraente. Il Padre nostro non avrebbe potuto proporrcelo in modo più chiaro e semplice: «[Quest'anima deve]... ripetere spesso dal profondo del cuore: Amato Sovrano, per tuo amore vado di qua o di là, faccio questo o quello, Soffro questo dolore o questo insulto!" . 

   

    Il campanello, o la tua sveglia, o un forte bussare alla porta della tua camera, ti strappano da un sonno profondo: "Madre mia buona, per te, per Gesù e per te offro questo primo sacrificio!" in piedi. 

Per lei e sotto il suo sguardo materno darai poi al tuo corpo le prime cure. 

  

   Per Te, divina Madre, attendo il Sacrificio di Gesù, che associo a Te e per Te, e nel quale, unito a Gesù e a Te, posso essere vittima spirituale, offerta e immolata per la maggior gloria di Dio» . 
 

    «Per Te vado a tavola, comincio le mie faccende, svolgo la mia giornata lavorativa, offro ogni ora e ogni minuto di questa giornata. Rinnoverò questa intenzione di volta in volta, soprattutto quando dovrò cambiare professione. 

 

    «Anche per te, buona Madre, mi dedico a quest'ora di riposo, a questa piccola opera di ricreazione, a questa lettura attraente, a questi momenti di piacevole conversazione». 
 

    E quando devi sopportare sconfitte, soffrire noia o fatica, sopportare personaggi difficili, accettare umiliazioni, riconoscere un fallimento, presenta tutto questo a Maria, depositalo nel turibolo d'oro del suo Cuore Immacolato, perché tutto ciò possa salire al Signore come sacrificio profumato e gradevole. 
 

   Così ogni tuo gesto, anche il più minimo e umile, e proprio ogni istante della tua vita, sarà come un canto d'amore e di lode che, catturato e rafforzato dal prezioso altoparlante del Cuore di tua Madre, salirà come una melodia adorabile al trono di Dio. 

   

    Così dobbiamo vivere, così dobbiamo sforzarci di vivere incessantemente, almeno abitualmente, e rinnovare spesso questa preziosa intenzione. Facciamolo specialmente, come abbiamo già detto, quando ci viene offerta la croce, quando ci troviamo di fronte a una difficoltà, quando la tentazione, forse dura e tenace, ci assale, quando ci viene chiesto un sacrificio e dobbiamo pratica la rinuncia richiesta da Gesù e così difficile per noi. Tutto ciò che sarà addolcito, facilitato e trasfigurato da questa pratica. 
 

   Nostro Padre de Montfort non è stato certo l'unico a consigliare e praticare questo. Quando il giovane Gabriel de la Dolorosa dovette sconfiggere se stesso, e gli fu difficile farlo, si disse: «Come? Dici che ami la Madonna e non potrai fare questo sacrificio per amor suo?». E così ha sempre ottenuto la vittoria desiderata. 

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    Nella vita del santo Curato d'Ars, che fu anche schiavo della Beata Vergine, viene narrato un piccolo episodio tipico dello stesso genere. Aveva quindici o sedici anni e lavorava ancora nella fattoria di suo padre. Ha dovuto ripulire la vigna per togliere le erbacce. A quanto pare è stato un duro lavoro. Per incoraggiarsi a farlo, Juan María ha posto una statuetta della Beata Vergine a una ventina di metri di fronte a lui. Per arrivare prima all'immagine della Madre, che tanto amava, si adoperò poi con raddoppiato ardore. 

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   In un modo o nell'altro facciamo quello che hanno fatto i santi. Usiamo anche noi questi pii artifici, rivolgiamoci al nostro amore filiale per Maria, per vincere la nostra debolezza. L'esperienza mostra che questa pratica contiene una grande quantità di energia per fare del bene 

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